Il retroscena

Tregua Draghi-Salvini. Il premier: "I vaccini? Vado dritto". Stasera Lega e no-vax

Dopo lo "schiaffo" della scorsa settimana, prove di disgelo tra il presidente del Consiglio e il capo leghista: "Sulla giustizia non mi interessano le mediazioni del M5s"

Simone Canettieri

L'incontro a Palazzo Chigi tra il premier e il leader del Carroccio che esulta: "Nessun nuovo provvedimento in settimana sul green pass". Alle 20 la manifestazione contro il certificato verde con i parlamentari salviniani 

A Palazzo Chigi assicurano che Mario Draghi e Matteo Salvini non abbiano parlato del ceffone che il premier ha rifilato la settimana scorsa al leader della Lega. Quando davanti alle domande dei cronisti sulla linea del capo del carroccio su green pass e sull’obbligatorietà dei vaccini da dodici anni in su, il premier se n’è uscito con una frase forte e sonora (“l’invito a non vaccinarsi è l’invito a morire”). Sta di fatto però che da quella conferenza stampa, da quello schiaffo pubblico, i due non si erano più sentiti. E Salvini, offeso, non aveva nascosto la “sorpresa” per le parole di Draghi.  Disappunto che, al contrario della versione che esce dalle stanze del governo, sarebbe stato manifestato al capo dell’esecutivo. 


Ci sono voluti dunque i rispettivi pontieri in questi giorni per programmare l’incontro mattutino, sbloccato solo martedì sera. Incontro “proficuo e cordiale”, secondo le note fatte uscire dal governo e dalla Lega.

 

Salvini al termine del faccia a faccia  con il presidente del Consiglio si dice soddisfatto. E canta vittoria. Annuncia infatti che “nei prossimi giorni non ci saranno ulteriori inasprimenti in particolare sui trasporti o per accedere al posto di lavoro” per quanto riguarda l’estensione del green pass. Eventuali novità verranno decise controllando i dati sull’andamento dei contagi e dei ricoveri anche osservando quanto succede in Europa, rimarca tutto contento l’ex ministro dell’Interno. Che a proposito di vaccini, ha confermato, da immunizzato, di essere “per le libertà e non per l’obbligo”.

 

Alla fine l’incontro è stato teso, ma tranquillo e civile nei toni. Draghi ha detto a Salvini che apprezza il suo impegno, ma non può ammettere “che si pongano problemi sulla campagna vaccinale, così come sulle questioni legate al Pnrr”.


L’altro nodo affrontato: la riforma della giustizia. Il leader della Lega dentro e fuori, durante il colloquio e davanti alle telecamere, ha ribadito che “Giulia Bongiorno sta lavorando in questi minuti sia con Cartabia che con Draghi: noi lavoriamo per risolvere, mi sembra che centinaia di emendamenti li abbia presentati il M5s, non altri”.  E le proposte del M5s? “Noi accettiamo le proposte di Draghi, non del Movimento 5 stelle. Noi il testo lo abbiamo approvato, è quello che è uscito dal Consiglio dei ministri, qualcun altro ha chiesto di riaprirlo”. 

 

Ecco, su questo punto preciso, in vista del Consiglio dei ministri di giovedì, il premier “si è fatto garante sulla riforma della giustizia”. Nel senso: tranquillo, Matteo, le richieste del M5s non snatureranno l’impianto concordato. Salvini ha anche parlato, in modo negativo, del ritorno di Arcuri e della Fornero voluti da Tabacci: “guardiamo al futuro e loro sono il passato”.
Il leader della Lega ha sottolineato che la Francia riapre le scuole senza alcun obbligo di vaccinazione per studenti o insegnanti, nonostante un green pass decisamente severo, e ha illustrato i dati dell’Inghilterra: dopo la riapertura del 19 luglio i contagi si sono drasticamente ridotti.

Anche per questo, c’è stata soddisfazione perché sfuma l’ipotesi di una stretta per trasporti, scuola o posti di lavoro come paventato in alcune ricostruzioni giornalistiche.

Questo è stato il primo round, poi ecco il secondo: la manifestazione serale dei “no-green pass” con i parlamentari della Lega in prima linea.

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  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.