Il deputato leghista Edoardo Rixi (foto Ansa)

l'intervista

Rixi: “Cara Meloni, ora che il M5s è in crisi entra al governo”

Luca Roberto

"Abbiamo un'occasione unica per marginalizzare la sinistra. Quando ci ricapita? Con Fdi possiamo essere determinanti nella scelta del nuovo capo dello stato", dice il deputato leghista

Cara Meloni, lo sfaldarsi dei grillini è un’occasione unica per entrare a far parte del governo Draghi, spostarne l’asse a destra e marginalizzare la sinistra. Se non ora, quando?”. Il deputato leghista Edoardo Rixi lo sentenzia con parole nette. E sembra quasi tratteggiare una missiva da recapitare al quartier generale di Fratelli d’Italia perché questa fase politica non la si affronti senza una prospettiva unitaria di lungo periodo. “La crisi dei Cinque stelle rimette in discussione gli equilibri parlamentari. In pratica, in caso di scissione saremmo il primo gruppo alla Camera e al Senato. Perché non fare di tutto per muoverci come una testuggine già a partire da questa legislatura? Sono treni che non sempre passano un’altra volta. Anche perché le condizioni in politica cambiano repentinamente”.

L’obiezione della controparte è presto detta, ripetuta fino allo spasmo: per quale motivo la Meloni dovrebbe far parte di un governo nel momento in cui i sondaggi, costantemente in crescita, la premiano come primo partito del paese? “Sono scelte che rispettiamo, ci mancherebbe, ci siamo passati anche noi”, ribatte Rixi. “Il punto è che in una democrazia normale la massimizzazione del consenso sarebbe possibile con il ricorso alle urne. Ma è improbabile che si vada a votare prima del 2023. Nel frattempo può succedere di tutto”. Tipo una battuta d’arresto, un incidente di percorso improvviso, per dire. Sta evocando il rischio di un Papeete bis per la leader di Fdi? “Il tema è che devono convivere insieme sia una legittima esigenza elettorale, sia il bisogno di portare avanti i progetti, le idee che servono al paese. Senza una riforma della pubblica amministrazione, della giustizia, i fondi del Pnrr servono a poco. Allora perché non cogliamo questa finestra per cercare di appianare le divergenze, salvaguardando l’unità della coalizione? Credo che il governo Draghi, a cui abbiamo aderito con convinzione senza alcun tipo di pentimento, possa far proprie molte delle istanze che interessano anche Fratelli d’Italia, nonostante ognuno abbia le proprie sensibilità. A maggior ragione se, come credo, quando i nodi delle riforme arriveranno al pettine non si potrà fare affidamento sulla guerra tra bande che agita il M5s. Il momento per affrontare le sfide è adesso”.

Un sovrappiù di incentivi a che il centrodestra lavori sempre più all’unisono lo dà poi anche l’elezione del capo dello stato, tra sei mesi. E infatti la partita del governo, fa capire l’ex viceministro ai Trasporti, è legata a doppio filo con la corsa al Quirinale. “Mai come ora possiamo essere determinati per incidere sul prossimo settennato”. Con Draghi a Palazzo Chigi, come sembra si sia convinto anche Salvini. O al posto di Mattarella? “Deciderà lui. Certo al Quirinale avremmo una certezza temporale in più. Ma non dobbiamo fargli pressioni nell’uno o nell’altro verso”. Il premier accetterebbe l’ingresso di Meloni in maggioranza? “Non è un politico. Abbiamo capito che predilige il pragmatismo all’ideologia. A lui interessano i risultati ed è una cosa che ci piace molto”. Se non ora, quando?