tandem Draghi-Cartabia

È sprint sulla riforma della giustizia. Il caos M5s favorisce l'accordo

Sulla giustizia c'è un problema potenziale ma non un rischio effettivo

Carmelo Caruso

La litigiosità tra Conte e Grillo accelera il percorso e spiana la strada per portare in Cdm la riforma della giustizia penale. La diplomazia Pd a lavoro a fianco della ministra Marta Cartabia. Frenano dal M5s. Ma di quale M5s?

Si esclude che accada ma non è detto che non succeda. Se ne parla. Può accadere che un M5s sbandato voglia tornare alle origini e riprendere dal vecchio sacco tutte quelle malandate idee sulla giustizia. Può anche accadere che un nuovo gruppo, con a capo Giuseppe Conte, possa servirsi di questo tema per annunciare al mondo i suoi valori antichi e nuovi. Accadrà? E perché? Questo non è il pensiero di Mario Draghi ma di chi è al governo con Draghi: “Sulla giustizia c’è un problema potenziale ma non un rischio effettivo. La riforma della giustizia si farà. Un irrigidimento di una parte può solo accelerare il suo percorso”. Ci sono dei temi sensibili che allontanano le forze di governo? Ci sono. Nasconderlo non serve. La ministra Marta Cartabia che è rimasta addolorata e ferita dal video dei pestaggi non ha voluto ancora dare una data. Non ha detto “la prossima settimana la riforma va in Consiglio dei ministri”. Scrivere tuttavia che a metà della prossima settimana la riforma sarà discussa in Cdm non è azzardare. E’ una sorta di vidimazione politica. A Palazzo Chigi la chiamano “andatura”. E dunque “la riforma della giustizia va approvata per mantenere l’andatura”, “non ostacoliamo l’andatura”. Chi potrebbe andare controvento? L’ex ministro Alfonso Bonafede.


E’ la variabile ex ministro. C’è infatti un M5s stordito che si teme possa esasperare i suoi “non ci sto”. Le impuntature sono tre: la prescrizione, il criterio di priorità per esercitare l’azione penale e i limiti di appellabilità delle sentenze. Chi sono i parlamentari del M5s che hanno finora mostrato una certa durezza? Di Bonafede si è detto. Gli altri sono Vittorio Ferraresi, Elvira Evangelista, Giulia Sarti. La ministra Cartabia ha lavorato su questa durezza e non solo lei. Li ha ascoltati a più riprese. E se non fosse una parola che in questo paese si interpreta sempre male, come dice giustamente la responsabile del Pd Anna Rossomando, si potrebbe dire che il Pd si è speso con i suoi diplomatici. Sono Cesare Mirabelli, Alfredo Bazoli, Walter Verini che hanno cercato di spostare in area buon senso i “tecnici diritto” del M5s. Si può dunque dire che il Pd stia lavorando al fianco della ministra, ma si può dire, premette la signora Giustizia dei democratici, solo se si spiega che “il nostro partito ha tenuto un punto politico netto. Significa stare al merito. Le soluzioni si trovano così ed è quello che come Pd stiamo facendo. Se invece si sceglie di piantare bandierine simboliche o di giocare due parti in commedia, allora la metà si allontana”. Se il M5s dovesse separarsi la vera incognita non sarà tanto sapere a quale leader rispondono ma a quale idea si ispireranno. Fare della prescrizione l’ultima bandiera non dovrebbe essere nella natura di Conte se è un vero Conte liberato da Grillo.

 

La riforma civile è perfino già calendarizzata. Il 20 luglio va in Aula a Palazzo Madama. Si è avanti. Il passaggio in Cdm riguarda invece la riforma del penale. Quando la ministra Cartabia prenderà la parola sarà più un momento politico anziché tecnico. Sarà l’invito a mettere un sigillo che non può che essere il sigillo del governo. A questo serve la discussione in Cdm. In che condizioni arriverà il Movimento? Scosso, disorientato. La riorganizzazione toglierà forze ancora per qualche settimana. Il governo non ha il fiato corto mentre il M5s adesso è occupato dalle cause di divorzio. Incide. Nessuno né tantomeno Draghi vuole approfittare del loro tormento. Si chiama solo “cronoprogramma”. E’ stato condiviso. Il governo vuole chiudere il pacchetto Giustizia entro fine luglio. E se andrà come deve andare si dovrà cominciare a ragionare sul sistema penitenziario. Quando il premier si è insediato, molti non lo ricordano, ma uno dei passaggi più alti riguardava le carceri. E’ uno dei pensieri fissi della Cartabia. Sarà insomma la settimana di questa ministra che usa come frase ricorrente “andare spediti” e che ha definito “oltraggio alla divisa e tradimento della Costituzione” quello che non doveva avvenire. La riforma della giustizia non sarà tanto la prima vera prova parlamentare di Draghi ma la prima uscita di Conte.
 

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  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio