Con l'Europa o con l'Ungheria?

Il Salvini "federatore" alla prova del ddl Zan. Parla Elio Vito

Per l'ex ministro e deputato di Forza Italia il leader della Lega "deve smettere di opporsi se vuole essere credibile"

Marianna Rizzini

"Non c'è pericolo di indottrinamento, si guardi ai contenuti se si vuole. In Europa, allearsi con i popolari", dice Vito a Salvini (ma anche al Cav.)

Il nuovo Matteo Salvini vuole fare il federatore del centrodestra, ma sia a livello di comunicazione sia a livello di contenuti qualcosa del Salvini precedente echeggia dai social e non solo. E’ credibile, Salvini, come federatore? “Se vuol proseguire lungo quella strada, Salvini non può restare a metà del guado”, dice Elio Vito, deputato di Forza Italia con passato radicale ed ex ministro dei Rapporti con il Parlamento nel quarto governo Berlusconi. Né la Lega né Forza Italia possono permettersi di non portare a casa la legge Zan, dice Vito: “Ci sono intanto le parole pronunciate da Mario Draghi dopo l’intervento del Vaticano: ‘La laicità non è indifferenza dello Stato rispetto al fenomeno religioso, è tutela del pluralismo e della diversità’. Sono parole che rappresentano un orizzonte condiviso. E su questi temi Salvini, che è in maggioranza, deve sapere che stavolta, proseguendo sulla strada dell’ostruzionismo di fatto nonostante l’atteggiamento superficialmente dialogante, non si sta mettendo contro Enrico Letta e il Pd, ma contro Draghi e contro l’Europa, di cui dice di condividere i valori. Salvini sciolga il nodo, cancelli le ambiguità e decida da che parte stare”.

 

Sul tema dei diritti, nel merito, dice Vito, “se il leader della Lega vuole, in Europa, costruire un’alleanza con i popolari, non può farlo con la testa girata verso Orban, restando sul fronte della peggiore propaganda”. Né c’è tempo, dice l’ex ministro, di apportare modifiche al testo della legge: “Bisognerebbe a questo punto smettere di opporsi alla calendarizzazione, se si vuole essere credibili come federatori del centrodestra. E dico anche che se nella nuova legge non ci fosse l’identità di genere, se non si potesse celebrare come in tutto il mondo il 17 maggio, se non si prevedessero come in tutta Europa norme contro l’omofobia e si dovesse indebolire la Mancino, sarebbe allora meglio nessuna legge che una cattiva legge”. Non è soltanto Salvini a preoccupare Elio Vito: “Mi rivolgo anche a Silvio Berlusconi, un liberale europeista. Se vuole fare un partito unico, Forza Italia non può appiattirsi sulle posizioni leghiste, tantomeno su questo tema. Berlusconi rinnegherebbe la sua storia e quella del partito. La legge Zan è la cartina di tornasole: o stai con l’Europa dei diritti o no. Non si può perdere un’occasione, non c’è alcun pericolo di indottrinamento sul gender. Non si usino parole d’ordine pretestuose. Se ci si focalizza sui contenuti, si guardi a quelli che ci portano in Europa e non in Ungheria”. 

 

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  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.