Per Draghi arriva una nuova stagione: il governo a due velocità

Claudio Cerasa

Rinunciare alla solidità della maggioranza o a quella delle riforme? Viaggio nei prossimi 50 giorni di Draghi senza  unanimità. Occhio a concorrenza (entro giugno), giustizia (prescrizione),  Mps (nuovi assetti e forse nuovo ad)

Un importante esponente del governo, con dense frequentazione nelle stanze di Palazzo Chigi, sintetizza così, a microfoni spenti, quello che nei prossimi giorni diventerà il tema cruciale per capire come potrebbero cambiare gli equilibri politici tra il presidente del Consiglio e i partiti che sostengono questa maggioranza. La sintesi è composta di quattro parole (“governo a due velocità”) che fanno riferimento a un concetto che spiega perché Mario Draghi, in via precauzionale, ha consigliato ai ministri di evitare per il momento di prendere vacanze.

“Ad agosto – dice il nostro interlocutore – inizia il semestre bianco, a settembre saremo in piena campagna per le amministrative, a ottobre inizieranno i primi movimenti per il Quirinale e per questo, già nelle prossime ore, comprenderemo che strada sceglierà il presidente del Consiglio tra il mettere in discussione la solidità della maggioranza e il mettere in discussione la solidità delle riforme”. Il nostro interlocutore ci accompagna nel viaggio forse più complicato del governo Draghi, quello all’interno del quale il capo dell’esecutivo sperimenterà cosa vorrà dire passare dalla stagione dell’insindacabilità a quella della sindacabilità, e ci suggerisce di seguire tre piste sulle quali, nei prossimi cinquanta giorni, il governo sarà costretto a sperimentare delle maggioranze diverse rispetto a quelle attuali.

 

Il primo provvedimento divisivo, che il governo intende portare a casa prima di agosto, è quello relativo alla giustizia e il nostro interlocutore sostiene che a Palazzo Chigi si dà quasi per scontato che quando la riforma Cartabia verrà portata al vaglio della maggioranza su almeno tre fronti il M5s scatenerà “un dibattito identitario”: cambiare la prescrizione, che per Draghi è “una priorità”; individuare in Parlamento nuovi criteri relativi alla priorità dell’azione penale; porre i limiti all’appellabilità delle sentenze di primo grado. Difficilmente sulla riforma della giustizia vi sarà la stessa unanimità che il governo ha avuto sul Pnrr (pur essendo la riforma della giustizia figlia del Pnrr votato dagli stessi deputati che si preparano ora alla lotta) e allo stesso modo difficilmente vi sarà unanimità su una legge che il presidente del Consiglio, a quanto risulta al Foglio, intende approvare un mese prima della scadenza individuata nel Pnrr: la concorrenza. Il Pnrr prevede che il disegno di legge annuale sulla concorrenza “verrà presentato in Parlamento entro il mese di luglio 2021” ma la novità di queste ore è che l’obiettivo del premier è avere un testo da validare almeno in Consiglio dei ministri entro la fine di giugno: anche a costo anche qui di rischiare di perdere l’unanimità della maggioranza e anche a costo di verificare se corrisponde o no a verità ciò che Giancarlo Giorgetti ha detto al presidente del Consiglio, “sulla concorrenza per il commercio al dettaglio la Lega voterà no”.

A Palazzo Chigi si dà per scontato che anche sulla concorrenza la maggioranza potrebbe perdere pezzi (occhio alla Lega e al M5s). E lo stesso ragionamento, ancora più preoccupato, lo si fa se si accende una luce su un altro fronte che potrebbe portare il governo a litigare con la vecchia maggioranza rossogialla. Il fronte in questione riguarda il futuro di Mps e la tesi sostenuta due giorni fa sulla Stampa da Gianluca Paolucci trova diversi riscontri: l’intenzione del governo è dividere Mps, provando a cedere la parte più sana della banca a Unicredit (sportelli) e spostando il grosso dei dipendenti di Mps (circa 6000) a Mediocredito Centrale. Avvicinarsi a questo obiettivo significherebbe non solo smembrare Mps (di fatto  diventerebbe un’altra banca) ma anche accelerare una ristrutturazione della banca che porterebbe tra le altre cose a far cadere con discreta velocità l’attuale ad di Mps (Guido Bastianini) proprio nella stessa città in cui ha scelto di candidarsi alle suppletive di ottobre il segretario del Pd Enrico Letta.

Il Pd, così risulta al Foglio, ha chiesto al governo di non aprire il dossier Mps prima di ottobre ma ciò che è stato risposto al Pd da chi ha in mano il dossier Mps è che “senza fare nulla a ottobre Mps non ci arriva”. Per Draghi, su questi tre fronti, inizia dunque una nuova stagione. Dove il rischio dividere la maggioranza non sarà un modo per comandare  (divide et impera) ma solo per provare a governare e a evitare che ciò che potrebbe essere fatto oggi con urgenza finisca rovinosamente nelle sabbie immobili del semestre bianco.

Di più su questi argomenti:
  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.