Il sindaco di Firenze Dario Nardella (foto Ansa)

l'intervista

"Draghi commissaria chi ritarda il Recovery? È giusto". Parla Nardella

Luca Roberto

Il sindaco di Firenze al Foglio: "Il problema non sono le responsabilità, ma la mancanza di risorse e personale. I sindaci sono spaventati? Ma l'ipotesi di commissariamento è un incentivo, non un guanto di sfida"

La clausola che fa scattare il commissariamento non solo degli enti locali ma anche di tutti i soggetti attuatori inadempienti rispetto al cronoprogramma del Recovery plan, risponde a un principio molto giusto. Del resto, i dati sono eloquenti. Ci sono da appaltare 210 miliardi di euro entro i prossimi trenta mesi, in un paese dove per realizzare un’opera da 25 milioni di euro occorrono in media undici anni”. Il sindaco di Firenze Dario Nardella ha avuto modo di leggere la bozza del decreto sulla governance del Recovery plan, approvato  in serata dal cdm. In sintesi, se l’indirizzo rimarrà in capo a Palazzo Chigi, gli amministratori dovranno provvedere ai piani attuativi. In caso di inerzia, saranno bypassati. Sindaco, condivide la responsabilità che vi assegna Draghi per la buona riuscita del Piano nazionale di ripresa e resilienza? “Sì, e dico ai miei colleghi che la responsabilità ce la dobbiamo prendere senza alcuna paura, perché senza i sindaci e gli amministratori il Pnrr italiano semplicemente non si fa. Come Anci abbiamo chiesto di partecipare in modo permanente alla cabina di regia, perché non c’è progetto del Recovery che non interessi direttamente o indirettamente gli enti locali. Siamo gli unici ad avere il polso della situazione. Il problema non è la responsabilità che ci addossano ma la responsabilità senza competenze,  risorse e personale. Per questo è importante che adesso si proceda con il piano di assunzioni di Brunetta”.

 

Eppure quella di Draghi non è anche un po’ una frustata per mettervi di fronte alle vostre lentezze? “Guardi, noi rilanciamo. Per questo abbiamo già proposto di inserire un limite di trenta giorni alle risposte che deve fornire la conferenza dei servizi, trasformandola da strumento consultivo a organo in cui se dicono le cose”, dice Nardella. “Bisogna ribadire il principio del silenzio assenso dopo un certo limite. Anche il diniego non può essere un semplice no, deve contenere le azioni correttive. Perché oggi sempre di più questo tipo di conferenze sono diventate un  gioco dell’oca”. Draghi vorrebbe fare proprio questo. Se ci si oppone a un progetto, il dissenso deve essere affrontato entro cinque giorni in Consiglio dei ministri. “E infatti questo decreto va nella giusta direzione, anche se si poteva fare di più”, soppesa il sindaco. Tipo cosa? “Ad esempio agire  sulle procedure di autorizzazione legate ai vincoli che ci bloccano quotidianamente. Noi sindaci avevamo chiesto una semplificazione generale, non di giocare di fioretto con interventi circoscritti”.

Facciamo un esempio concreto. Come agirà per rispettare i tempi della ristrutturazione dello stadio Franchi, che è beneficiaria dei fondi europei? “Mi pare che i vincoli siano rimasti quelli di sempre, ma l’istituzione di un sovrintendente unico centrale potrebbe aiutare. Certo ci vorrebbe ancora più coraggio. Perché non si prevede un’unica piattaforma nazionale digitale su cui caricare tutti gli appalti?”. Sul massimo ribasso Draghi ha dato ascolto alle richieste che provenivano dal Pd, e l’ha stralciato dal testo. E anche sui limiti al subappalto la percentuale è stata portata al 50 per cento, con l’intento di eliminarlo in futuro per rispettare le sentenze europee. Sindaco, quali altre misure considera utili perché l’attuazione dei piani la possiate portare avanti con profitto? “Sicuramente l’innalzamento della soglia fino a 150mila euro per gli affidamenti diretti. O la reintroduzione del premio di accelerazione, che risponde al principio ‘finisci prima ti pago di più’. O anche le premialità per l’assunzione di donne e giovani nella pubblica amministrazione, il rafforzamento dell’appalto integrato”. Cosa direbbe a un suo collega che si lamenta di avere tra le mani una patata bollente? “Che l’ipotesi del commissariamento non è un guanto di sfida, ma un incentivo a fare meglio e prima”.

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