l'intervista

"Su tasse e semplificazione il Pd non sia il partito della conservazione", ci dice Bonaccini

"Draghi? La sua agenda è in grossa misura quella del Pd. Il Quirinale? Non parliamone. Bologna? Alle primarie voterò per Lepore"

Valerio Valentini

"L'ambientalismo deve essere crescita e lavoro, e la sinistra deve dettare la svolta. La tassa di successione? La proposta di Letta non è irragionevole, ma il carico fiscale complessivo deve diminuire per il ceto medio". Il colloquio col presidente dell'Emilia-Romagna

A rappresentare il “partito delle soprintendenze”, Stefano Bonaccini non ci sta. “La semplificazione burocratica non va messa in contrapposizione né con la tutela ambientale né con la lotta alla corruzione”, dice al Foglio il presidente dell’Emilia-Romagna. Quanto all’altra accusa ricorrente, quella che vorrebbe il Pd come il partito delle tasse, il presidente dell’Emilia-Romagna benedice come “non irragionevole” la proposta di Enrico Letta sulla tassa di successione per la “dote ai 18enni”, sperando di vederla inserita in una riforma complessiva del fisco volta a diminuire il carico fiscale per il ceto medio. E in ogni caso, come a ribadire la distanza dalla cagnara romana, prova a promuovere  la sua terra, la sua regione, come modello virtuoso. “Proprio in questi giorni – dice – cade il nono anniversario del terremoto del 2012: la ricostruzione è pressoché completata, a un ritmo che non è quello a cui questo paese è abituato”

 

E la ricetta? “Per fare presto e bene – prosegue  Bonaccini –  abbiamo dovuto creare norme che non esistevano, darci una governance inedita e sperimentare collaborazioni molto avanzate con autorità e forze dell’ordine sulla vigilanza degli appalti e nel contrasto alle infiltrazioni delle mafie”. Ma è proprio questo lo spettro agitato a sinistra: semplificare significa fare un regalo al malaffare? Col Codice degli appalti che si fa?  “Ricorso generalizzato ai subappalti e massimo ribasso non possono essere la strada, prima deve venire la qualità dei progetti e il rispetto delle regole di sicurezza. Ma credo anche che la legalità possa essere tutelata meglio con regole chiare, procedure trasparenti e tempi certi. Abbiamo davanti un’occasione storica come il Pnrr, non perdiamola”.

 

E però il Pd finisce spesso con l’identificarsi col partito della conservazione. Percezione sbagliata o rischio reale? “Anche qui un esempio concreto: la mia regione si è dimostrata la più veloce nello spendere i fondi europei. Correre veloci non può voler dire cementificare, costruire in aree protette, fare condoni. Vuol dire invece realizzare una transizione ecologica che ci porti al più presto alla piena sostenibilità ambientale, economica e sociale. Una svolta non più rinviabile. La sinistra deve essere motore di questo cambiamento. In Emilia-Romagna abbiamo sottoscritto il Patto per il lavoro e per il clima con tutte le parti sociali: sindacati, imprese, professionisti, università, enti locali e per la prima volta anche con associazioni ambientaliste. Condivido al cento per cento quel che dice il ministro Cingolani: l’ambientalismo dev’essere creazione di lavoro, non mantenimento dello status quo.  La transizione ecologica è imprescindibile e non può essere slegata da una crescita economica sostenibile. La politica ha un compito: governare questo processo perché sia solidale e inclusivo, perché riduca le distanze sociali, e non le aumenti”.

 

Sintonia d’intenti non scontata, alla luce di una dialettica politica che vede spesso il Pd in affanno nel nuovo governo, coltivare una certa nostalgia del BisConte, lasciando che sia Salvini, che pure è  assai più distante di voi dall’europeismo di Mario Draghi, a sostenere il premier. “In realtà, stando anche ai sondaggi, mi pare la Lega in affanno, non avendo trovato una misura tra la responsabilità di governo e la competizione esterna di FdI. Considero l’agenda del presidente Draghi in larga parte l’agenda del Pd. Il mio partito, però, deve indicare con forza i temi importanti su cui costruire un’identità più forte: lavoro e crescita sostenibile, rafforzamento di sanità e scuola pubblica, ricerca e innovazione”.

 

E una “dote ai 18enni” da finanziare con un aumento della tassa di successione? “Ai giovani vanno dati spazio e opportunità. Il Next Generation Eu è pensato anzitutto per loro. Enrico Letta ha fatto un passo in più: visto che queste risorse sono a tempo e andranno in buona parte rese, non è irragionevole chiedere un contributo accettabile ai patrimoni più grandi a favore delle generazioni più giovani, come accade in molti altri paesi”. Che però nel complesso hanno un livello generale di tassazione più basso del nostro. “Perciò considero giusto che anche la misura a favore dei 18enni possa essere inserita in una riforma complessiva del fisco, che punti a una diminuzione della tassazione complessiva, soprattutto per chi ha meno e per i ceti medi, oltre che per chi investe per creare lavoro, ricerca e sviluppo sostenibile”.

 

Intanto impazza il toto-Quirinale. Che idea s’è fatto? Sarebbe preferibile garantire la prosecuzione di questo governo, con questo premier, oltre la scadenza del settennato di Mattarella, che si dice indisponibile a un bis? “Il presidente Mattarella sta svolgendo il proprio compito in modo ineccepibile e trovo irrispettoso che lo si tiri per la giacca. Sottoscrivo le parole del premier Draghi: l’unico titolato a intervenire sul Quirinale è il presidente della Repubblica”.

 

Lei è invece titolato a dirci per chi voterà alle primarie di Bologna, dove il candidato del Pd, Matteo Lepore, è insidiato dalla renziana Isabella Conti. “Ho stima di entrambi, lo sanno tutti, e non mi preoccupa questa competizione perché la considero espansiva. Ciò detto, il mio sostegno va a Lepore, anche perché trovo logico sostenere il candidato del mio partito. Matteo è giovane ma preparato, con una forte esperienza amministrativa e una profonda conoscenza della città. Ha progetti per rendere Bologna ancor più aperta, attrattiva, solidale. L’importante, però, è che un minuto dopo le primarie, chi arriverà secondo si schieri con il vincitore, chiunque esso sia: l’avversario, non dimentichiamolo, è la destra, che peraltro un candidato non ce l’ha. Anzi, sono sicuro che invidino Matteo e Isabella perché vorrebbero averli loro candidati di tale qualità”.

  • Valerio Valentini
  • Nato a L'Aquila, nel 1991. Cresciuto a Collemare, lassù sull'Appennino. Maturità classica, laurea in Lettere moderne all'Università di Trento. Al Foglio dal 2017. Ho scritto un libro, "Gli 80 di Camporammaglia", edito da Laterza, con cui ho vinto il premio Campiello Opera Prima nel 2018. Mi piacciono i bei libri e il bel cinema. E il ciclismo, tutto, anche quello brutto.