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Calenda: "Io figlio dell'élite? Engels e Marx erano più benestanti di me"

Una mattinata nella sede di Azione, tra "biscottini della serietà" e la prima conferenza stampa del candidato sindaco: "Via la classe dirigente che ha affossato Roma"

Roberta Benvenuto

"Vorrei sapere se qualcuno ha mai chiesto a Rutelli e Veltroni da che famiglia venivano", Carlo Calenda risponde un po' piccato quando gli si chiede delle polemiche sulla sua famiglia. "Persino Engels e Marx erano più benestanti di me. Ma nessuno ha mai detto: vuoi fare il comunista?". Il leader di Azione non ammette pregiudizi di classe, alla presentazione del suo programma da candidato sindaco di Roma. "Cerchiamo di non perdere la testa, di non farci prendere da un'infezione grillina: io non vengo da una famiglia di plutocrati con l'aereo privato. Mia madre fa la regista e scrittrice, mio padre era un dirigente di banca in pensione. Mi hanno regalato case? No. Hanno barche e gommoni compresi? No, non hanno manco un canotto. Sono persone che mi hanno assicurato una vita agiata? Sì. Ho fatto la loro carriera? No, ho fatto tutta un'altra carriera. Quindi mi fermo qua. Non ho mai vissuto ai Parioli. Lo dico come circostanza attenuante, perché è diventato quasi un reato. La risposta è occuparsi delle cose. Evitare discussioni che, secondo me, sono inutili. Mia mamma mi ha detto: 'Segui quello che vuoi fare, quello che senti di fare', come sempre ha fatto. Mia moglie, diciamo, meno. Per cui già ho un cinquanta per cento su cui posso lavorare", conclude con ironia il leader di Azione.

 

Né destra, né sinistra. Più dei partiti i contenuti: "Siamo davanti a un lavoro complesso, ci vogliono molti mesi per andare attraverso i problemi sia dei singoli quartieri che quelli trasversali", spiega Calenda. "Oggi presentiamo un pezzo significativo del programma: ci vuole capacità di gestione, dai termovalorizzatori alla metropolitana. La mobilità è una questione prioritaria e va affrontata in modo integrato. Penso che non si debba ripetere la gestione Raggi, al contrario da quanto dice il Pd. Poi dipende da chi sarà il candidato di centrodestra". Dribbla le domande da calcolatori dei ballottaggi. E conclude: "Sono otto mesi che lavoro per dare un nuovo futuro a Roma. E i problemi non sono tutti colpa della Raggi: la classe dirigente di centro, destra e sinistra che ha affossato la città deve andarsene. Non possiamo continuare ad essere l'unico caso al mondo in cui la capitale cresce meno del paese che rappresenta".

 

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