ANSA/FABIO FRUSTACI

Il ritratto

Elisabetta Belloni, madame 007

Simone Canettieri e Valerio Valentini

Draghi rimuove Vecchione: ecco la Belloni come capo dei servizi. Archiviata l’èra “Giuseppi”

Il cambio di scenario, pare, s’è imposto col precipitare degli eventi in Libia e nel Mediterraneo. E’ stato a quel punto che Mario Draghi, d’intesa col sottosegretario Franco Gabrielli, ha scelto un altro spartito. Perché che l’archiviazione della stagione dei veleni di Giuseppe Conte a Piazza Dante non potesse passare che da una rimozione dell’uomo che più di tutti aveva incarnato quella fase, il Gennaro Vecchione amicissimo di “Giuseppi”, era previsto. Ma che toccasse a Elisabetta Belloni rimpiazzarlo alla guida del Dis, è diventato chiaro solo questa mattina. Sembrava tutto pronto per la promozione di Mario Parente, attuale capo dell’Aisi il cui mandato sarebbe scaduto a metà giugno. “E a quel punto toccherà a lui sostituire Vecchione”, si vociferava in Transatlantico, dove il legame di amicizia che Gabrielli vanta da anni col generale dei Carabinieri, come chi sa chi li ha visti condividere la pizza di Salvatore Di Matteo, a due passi del Palazzaccio, era ben noto. E invece alla fine il piano è cambiato, forse anche per evitare che lo smacco a Vecchione, con la sua abdicazione forzata a favore di un suo rinomato rivale, apparisse troppo sfacciato. E a Parente si è però concesso un altro anno al vertice dell’intelligence interna.

 

A guidare il Dis, il dipartimento che coordina l’operato di Aisi e Aise, è arrivata così la Belloni. Stimatissima e trasversale diplomatica, apprezzata dal Pd come da Forza Italia, dove gode della benevolenza di quel Gianni Letta che non più tardi di cinque giorni fa ci ha tenuto a consegnarle il premio alla carriera della Fondazione Guido Carli, di cui è presidente. E sembrava, anche quello, l’indizio di un avvicinamento al ritiro dalle scene della sessantaduenne romana. E invece era forse l’ennesima benedizione per lei, che dalla tolda di comando della Farnesina, ha saputo collaborare con governi di ogni colore: da Frattini a Gentiloni, da Alfano a Moavero Milanesi, fino a quel Luigi Di Maio a cui ha saputo dispensare consigli preziosi dopo gli scivoloni sui gilet gialli e le pulsioni antieuropee. Al neo ministro grillino seppe infatti suggerire, come capo di gabinetto, Ettore Sequi, che della Belloni è amico di lunga data e che ora, non a caso, prenderà il suo posto come segretario generale.

 

Tirata in ballo in quasi ogni totorimpasto, nella frenesia dei pronostici per la formazione di ogni nuovo governo, sembrava destinata a diventare ministro anche con Draghi. Ha sempre preferito evitare la ribalta, e costruirsi relazioni e fama di affidabilità. Certo gli arcana imperii dell’intelligence non sono affatto alieni a una che, da capo dell’unità di crisi della Farnesina, dopo la burrasca del 2001 s’è trovata a sovrintendere, d’intesa coi servizi di sicurezza esterni, a tutte le più controverse faccende che hanno riguardato cittadini italiani rapiti all’estero.

 

Sarà la prima donna alla guida dei servizi, come fu la prima donna ammessa al liceo Massimiliano Massimo, era il 1972, lo stesso in cui hanno studiato Draghi e Gianni De Gennaro, che il Dis lo ha guidato nel 2008. In linea del resto con quel che accade negli Usa, dove Joe Biden ha voluto Avril Haines a comandare l’intelligence. E di certo le sintonie con Washington non si riducono alla mera questione di genere, se è vero che l’archiviazione dell’epoca Conte-Vecchione coincide anche con l’obliterazione del filotrumpismo nostrano (do you remember William Barr?), e che la Belloni vanta coi diplomatici di Via Veneto una confidenza non comune, ribadita anche nel recente caso della spia russa Walter Biot. Profonda conoscitrice dello scenario del Mediterraneo, quello che s’è andato compromettendo in modo allarmante nelle ultime settimane, dovrà occuparsi senz’altro del dossier libico, che nei prossimi mesi sarà sempre più decisivo. La sua nomina, oltre a ribadire l’imprescindibilità dell’asse atlantico dei nostri servizi, servirà anche a riportare stabilità nel comparto. Dovrà infatti subito trovarsi un vice, per il posto lasciato sguarnito da Carmine Masiello; e in autunno, certo d’intesa con Gabrielli, dovrà rinnovare nel complesso i vertici del Dis, da cui dovrebbe andarsene Roberto Baldoni, in predicato di assumere la guida del settore della cybersicurezza.