
Enrico Letta, eletto segretario del Pd dopo le dimissioni di Zingaretti (Ansa)
Il Pd giardino di rose
Letta può imbarcare i liberali segnaposto. E Renzi può essere un garante. È ora di nuovi schemi
Insisto, perché sono amico di Renzi ma la verità ha le sue esigenze, purtroppo. Renzi, come tutte le persone assennate, sapeva benissimo che nel caso in cui Mattarella avesse designato Draghi per una missione di unità nazionale, quel “ripartire da Draghi” sarebbe stato un impegno e forse anche un dovere politico obbligante e da festeggiare. Ma quando lavorava per destabilizzare il BisConte, il capo di un partito ultraminoritario del centro riformista e liberale aveva due obiettivi chiari, e Draghi non era tra questi obiettivi dichiarati: il primo era riaffermare e consolidare il suo potere di coalizione su un governo di maggioranza anomala, ridimensionandone o cambiandone la guida politica e emergendo come il vero top manager della situazione, il secondo semmai era portare il paese alle elezioni (ipotesi estrema e difficilmente percorribile) con l’idea di offrire un’alternativa, né con Salvini né con i grillini, che avrebbe probabilmente avuto una portata assai superiore, nella circostanza di una crisi risolutiva che imponeva scelte pressanti da fare agli elettori di centrosinistra, a quel due per cento e rotti oggi attribuito dai sondaggi alla formazione renziana. Poi, visto come sono andate le cose (Mattarella e Draghi) tutti a festeggiare, e Renzi non si è lasciato sfuggire l’occasione delle apparenze, che per un politico è sempre una tentazione (non solo per quel politico affabulatore e un tantino narcisista). Buon per lui, meno per quelli che ci sono cascati con tutte le scarpe, come si dice a Roma anche tra i lettori dell’ineffabile New York Times.
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- Giuliano Ferrara Fondatore
"Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.