Le mosse del segretario

Letta e le riforme "cacciavite": telefona a Giorgia Meloni e stana Salvini

Quattro riforme da condividere con Lega e Fdi

Carmelo Caruso

La riforma elettorale e l'abbandono del proporzionale. La chiamata alla leader di Fdi. La necessità di frenare il trasformismo. Tutte le riforme che il segretario "metalmeccanico" proverà a portare avanti

Roma. La novità è che non serve più una legge elettorale per “fermarli” ma una buona legge per competere. Significa che Lega e Fdi non sono più i diavoli da tenere a distanza ma due partiti con cui è possibile trovare un accordo e gareggiare.

 

Ieri mattina il nuovo segretario del Pd, Enrico Letta, ha avuto una “cara” telefonata con Giorgia Meloni mentre a Matteo Salvini ha spiegato che questo è il tempo delle riforme e che con la sua Lega sarà “radicale nel difendere l’identità del Pd, ma che mai radicalizzerà lo scontro”. Il segretario della Lega non se ne è forse ancora accorto ma finora non c’è mai stata una apertura così importante nei confronti del suo partito. La Lega di governo, la Lega che oggi siede nell’esecutivo di Mario Draghi ha ottenuto “un’agibilità”, una legittimazione che può solo sprecare ingaggiando una battaglia ideologica sullo ius soli che è un obiettivo di Letta ma non il solo obiettivo di Letta.

 

Davvero Salvini pensa che il modo migliore per irretirlo sia fare la voce grossa e urlare al mondo, come ha fatto ieri a Napoli, che lo “ius soli solo un marziano può considerarlo una priorità” o chiedersi “ma Letta vuole forse far cadere il governo?”. Nella Lega si ritiene, e lo pensa anche Giancarlo Giorgetti, che introdurre come argomento lo ius soli non sia stato opportuno. E’ sufficiente questo per sabotare un dialogo? Con Letta si sono sempre scambiati degli sms ma Giorgetti è troppo furbo per cadere nel gioco “con Letta siamo amici”. Non inciampa in questa buca così come Letta non si limita alla Lega. Dicono che non sia un caso che, ragionando dei partiti di centrodestra, e lo ha fatto a Che tempo che fa, abbia citato nell’ordine prima la leader di Fdi e successivamente Salvini.

 

Non guarda solo alla Lega che si è “europeizzata”, ma anche a quel partito che pur rimanendo fuori dal governo è destinato a dominare il campo del centrodestra. Ci sono almeno quattro riforme su cui, secondo il nuovo segretario del Pd, è possibile trovarsi anziché dividersi. La prima è la legge elettorale, la seconda riguarda la natura dei partiti e l’articolo 49 della costituzione, la terza è la sfiducia costruttiva, la quarta è un tema sensibilissimo: i cambi di casacca. Perché la Lega non dovrebbe dunque starci? C’è una parte importante del partito che con Letta, ad esempio, ha voglia di “sedersi e chiacchierare di autonomia differenziata che sono poi richieste avanzate dalle regioni rosse del Pd, Emilia-Romagna e Toscana”.

 

Letta ha sempre lodato il Mattarellum. Predilige il bipolarismo. Il suo schema abbandona una volta per tutte quella legge proporzionale che, va detto sinceramente, era un argine democratico in tempi pericolosissimi. Per il segretario del Pd “una legge elettorale non si fa a colpi di maggioranza anche perché finisce per ritorcersi contro”. Ci sono dei costituzionalisti che collaborano alla sua Scuola di Politiche e che ascolta e consulta. Tra questi, ma sono sul serio solo alcuni, Giulio Napolitano, Francesco Clementi, oltre ai consigli antichi di Giuliano Amato.

 

E’ attento alla natura dei partiti. Sa benissimo che i parlamentari esercitano il loro mandato senza vincoli e non vuole riformare la Costituzione ma intervenire sui regolamenti questo sì. E’ il famoso transfughismo che già Pietro Grasso, presidente del Senato, aveva cercato di limitare attraverso una modifica al regolamento anche se poi l’interpretazione, spiega il professore di diritto parlamentare, Salvatore Curreri, della Kore di Enna, è stata lasca: “Si veda il caso di Italia viva costituitosi grazie all’adesione di Riccardo Nencini”.

 

I gruppi parlamentari devono infatti corrispondere ai partiti che si sono presentati alle scorse elezioni. Non è un capriccio del segretario, ma fa parte di quel suo impianto che si può sintetizzare con la frase “rappresentanza e democrazia decidente”. Dice sempre Curreri che nel parlamento europeo “non è previsto il gruppo misto”, stessa cosa in alcune regioni spagnole. In Germania, non ce n’è bisogno. Poche settimane fa alcuni parlamentari della Cdu si sono immediatamente dimessi quando la Merkel lo ha chiesto. Sono riforme che per Letta dovrebbero servire a stabilire il sistema, armonizzare la scontro. E’ la sua idea del cacciavite. E’ il segretario metalmeccanico.

 

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  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio