Dal boom alla crisi: cosa è rimasto del M5s tre anni dopo le elezioni vinte

Simone Canettieri (video di Giovanni Battistuzzi)

La sera del 4 marzo 2018 i grillini esultavano per il risultato elettorale in una saletta dell'Hotel Parco dei Principi ai Parioli. I protagonisti di allora si sono dispersi in mille litigi

Sono passati tre anni esatti, ma sembra una vita. È la sera del 4 marzo 2018: il M5s è il partito più votato dagli italiani, un elettore su tre ha scelto i grillini. Percentuali da capogiro: 32,7.

 

C'è un video che merita di essere rivisto. Perché ci sono i protagonisti in festa di quella stagione, molti dei quali, dopo tre anni, hanno preso strade diverse.

 

Siamo in una saletta dell'Hotel Parco dei Principi ai Parioli. Tutti incollati davanti alla tv. Luigi Di Maio è capo politico e si abbraccia con Alfonso Bonafede. Il ministro degli Esteri non è più capo politico, Bonafede adesso è un parlamentare semplice dopo due governi come Guardasigilli. Dietro di loro, Giuseppe Conte, indicato come possibile ministro della Pa. Diventerà premier, per ben due volte, fino all'arrivo di Draghi: adesso punta a diventare il leader del M5s. Si vede Gianluigi Paragone, arrivato direttamente dai talk figli di quella stagione populista (La Gabbia): adesso è fuori dal Movimento e ha fondato un partito Italexit, che vuole l'uscita dell'Italia dall'euro. C'è anche Alessandro Di Battista, dopo tre anni il Che Guevara di Roma Nord non si riconosce più nel Movimento, uno strappo ufficializzato con l'arrivo di Draghi a Palazzo Chigi. Poi c'è Emilio Carelli, l'uomo arrivato dalla televisione, che adesso è uscito anche lui dal gruppo e sta nel misto in attesa di trovare una casa nel centrodestra. Si vede anche Marcello De Vito, presidente del Consiglio comunale di Roma, che inciamperà nell'inchiesta sullo stadio e sarà ripudiato dal Movimento (è in attesa del processo e di capire se fa parte ancora del club).

 

Tre anni in meno di un minuto. Tre anni che sembrano cento.