le scadenze europee

Il piano di Giovannini per accelerare sul Recovery

Valerio Valentini

Il ministro dei Trasporti studia strade alternative per velocizzare i cantieri. L'ipotesi di un nuovo decreto Semplificazioni per i progetti connessi al Pnrr. I colloqui con Cingolani e Franceschini. L'asse con Brunetta per varare nuove assunzioni a tempo nella Pa in vista del piano europeo

Vorrebbe correre, come tutti quelli che entrano in quel ministero. E come tutti i suoi predecessori, però, si ritrova impantanato. Solo che stavolta, il tempo è una variabile davvero imprescindibile. “Perché il 30 aprile è domani”, ripete Enrico Giovannini. E il 30 aprile è il giorno in cui alla Commissione europea bisogna mandare il Pnrr bollinato, così da vedersi assegnare i primi 27 miliardi del Recovery plan. Per questo, sperando in un nuovo decreto sulla semplificazione normativa ma non confidandovi fino in fondo, il ministro dei Trasporti sta battendo per ora vie alternative.

 

Non perché, in effetti, un nuovo provvedimento non sia negli auspici, e nei ragionamenti, dei collaboratori di Mario Draghi. Un po’ tutti, a Palazzo  Chigi, convengono sulla necessità di andare oltre il decreto Semplificazioni licenziato dal BisConte nel settembre scorso. E se Matteo Salvini ha iniziato a picconare sul Codice degli appalti, è perché sa che quella è la tentazione di tanti. Ma al contempo è anche il tabù da non profanare, perché un’ala di Pd e M5s teme un cedimento di fronte al rischio di infiltrazioni criminali e si erge a difesa dell’Anac. Lo stesso Giovannini, del resto, nel prendere possesso dei dossier lasciatigli in eredità da Paola De Micheli, ha messo le mani avanti: dicendo insomma che neppure lui è un sostenitore delle normative in deroga, “ma se il primo provvedimento che mi ritrovo a dover maneggiare è quello che introduce dei commissari su 58 opere, vuol dire che un problema esiste davvero”.

 

E così, se la Spagna ha deciso, proprio in vista del Recovery, di adottare sic et simpliciter la normativa europea sugli appalti, a Palazzo Chigi, dove sanno bene - perché Paolo Gentiloni non perde occasione per ricordarlo, dal suo osservatorio di Bruxelles - che Roma è seconda solo a Madrid nella triste classifica dei paesi europei meno capaci di spendere i fondi comunitari, pensano a interventi più sartoriali. E, d’intesa col Mit, valutano ad esempio di tornare a figure commissariali con poteri sostitutivi in caso di rallentamenti, o magari - questa è la novità - un  provvedimento che introduca semplificazioni mirate per i procedimenti relativi ai settori maggiormente coinvolti nei progetti del Pnrr. 

 

E tuttavia, siccome il tempo stringe, Giovannini s’è attivato per cercare soluzioni più pratiche, che non necessitino di nuove leggi. E così a Dario Franceschini e Roberto Cingolani ha chiesto degli sforzi per sfrondare i bizantinismi connessi con le autorizzazioni delle soprintendenze e le valutazioni di impatto ambientale. Ricevendo dal primo una mezza promessa   (“Sono pur sempre il ministro della Cultura…”), e dal secondo un più entusiastico “Ci sto già lavorando”.

 

Ma soprattutto, Giovannini ha stretto un’intesa con Renato Brunetta per accelerare le immissioni di nuovo personale nella Pa. E il responsabile economico del Cav., che già deve fare i conti coi concorsi ordinari bloccati dalle norme anti Covid su cui il Cts non è disposto a cedere, ha lasciato intendere che invece si potrà lavorare su degli arruolamenti ad hoc proprio per il Recovery. Per questo i suoi consulenti studiano quello che definiscono un “cambio di paradigma”: ovvero assumere a tempo determinato (i fondi del Recovery, essendo una tantum, non consentono grossi margini) un esercito di giovani laureati con alta formazione (statistici, ingegneri civili e gestionali, programmatori informatici) da impiegare nelle stazioni appaltanti e nelle strutture tecniche e amministrative nazionali e locali da cui dipenderanno i progetti del Pnrr: sia nella fase di pianificazione, sia in quella di monitoraggio. Si tratterebbe di circa 100 mila persone (ma le stime sono ancora cangianti, e Brunetta sarà di certo più dettagliato martedì prossimo durante la sua audizione alle Camere) che, all’esaurimento del piano europeo, potranno essere stabilizzate dagli enti pubblici (magari con una corsia preferenziale nel turnover canonico) oppure, semplicemente, troveranno lavoro altrove, avendo maturato competenze non comunissime.

 

Nel frattempo, però, Giovannini dovrà convincere la Commissione europea su un paio di questioni. Perché è vero che Bruxelles ha di fatto già validato la parte del Pnrr connessa alle infrastrutture (e la conferma, da parte di Giovannini, di Alberto Stancanelli e Giuseppe Catalano a capo di gabinetto e capo della struttura tecnica di missione sta lì a valorizzare una certa linea di continuità), ma ha anche chiesto dei maggiori chiarimenti sul rischio di possibili infrazioni alle normative sugli aiuti di stato, specie negli interventi sulla resilienza dei porti e sul potenziamento delle linee ferroviarie regionali. Il tutto entro il 30 aprile. Che, appunto, è domani.

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  • Valerio Valentini
  • Nato a L'Aquila, nel 1991. Cresciuto a Collemare, lassù sull'Appennino. Maturità classica, laurea in Lettere moderne all'Università di Trento. Al Foglio dal 2017. Ho scritto un libro, "Gli 80 di Camporammaglia", edito da Laterza, con cui ho vinto il premio Campiello Opera Prima nel 2018. Mi piacciono i bei libri e il bel cinema. E il ciclismo, tutto, anche quello brutto.