
Il premier Giuseppe Conte e il ministro dell'Economia Roberto Gualtieri (foto Ansa)
L'occasione da non mancare
Cinque idee per un Recovery della pubblica amministrazione
Produttività, personale, riqualificazione, competenze, organizzazione. Mettersi al lavoro per non sprecare la carta europea
Germania, Italia e Francia sono nell’ordine il primo, il secondo e il terzo paese manifatturiero nonché le maggiori economie dell’Unione europea. E, tuttavia, l’Italia negli ultimi decenni ha registrato tassi di crescita molto diversi dagli altri due paesi, accumulando tra 1991 e 2021 una distanza di 29 punti percentuali di pil dalla Germania e 37 dalla Francia. Cosa distingue allora questi paesi dall’Italia e perché, nonostante le similitudini in termini di struttura industriale ed economica, gli effetti sulla crescita sono così diversi? Sicuramente hanno pesato negli anni la debole dinamica della produttività e il calo degli investimenti pubblici in Italia. Ma anche la diversa efficienza del settore pubblico, peraltro in Italia con molte disomogeneità territoriali. Politiche pubbliche e beni e servizi pubblici prodotti dalla PA costituiscono l’infrastruttura portante del sistema economico e sociale. Più questa è solida ed efficiente, tanto maggiore sarà il dinamismo economico e sociale. Le politiche pubbliche vanno però disegnate, attuate, monitorate, valutate e, se necessario, corrette. E’ un ciclo che per ogni fase richiede specifiche competenze. Nel disegnare le politiche vanno ascoltati i loro destinatari: territori, attori sociali, chi dovrà applicarle. Nell’attuarle servono capacità gestionali e di project management. Nel valutarle – così come nel correggerle – occorrono competenze economiche, finanziarie, statistiche, sociologiche, giuridiche. Un discorso analogo vale per l’erogazione dei beni e servizi pubblici, dalla sicurezza sociale, alla scuola, alla sanità, alla giustizia, ai procedimenti autorizzativi richiesti per qualsiasi attività economica. E per i processi di approvvigionamento. Proprio perché la PA è il maggiore acquirente – ma anche un grande erogatore – di beni e servizi, si potrebbe dire un market maker, deve essere ancora più efficiente dei privati. Oggi invece accade esattamente il contrario. Per una varietà di ragioni, molte delle quali riconducibili a carenze organizzative e alla qualità del capitale umano.
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