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Difesa di Arcuri da una muta di iene urlanti, quando il caso è chiuso

Giuliano Ferrara

Un’insopportabile cagnara di lecchinaggio e cecchinaggio incrociati contro l'ex commissario straordinario

Il caso Arcuri è chiuso. Salvo che quei mastini senza denti della Verità di Belpietro e del giornaletto online “de sinistra libberale” non vogliano riaprirlo in tribunale, che è la sede giusta per i marrazzoni giustizialisti, travaglietti di destra e di sinistra (quello originale almeno ha la primogenitura). Arcuri non mi è mai stato particolarmente simpatico, come si dice. D’altra parte il requisito non era di quelli strettamente necessari per apprezzare o censurare il lavoro di un commissario alle prese con una pandemia. Certe critiche ben formulate del grande Luciano Capone mi sembravano credibili, altre no (la vita è fatta così in un little big newspaper liberale). E’ vanitoso, si dice. Vabbè, come direbbe Masneri. E’ troppo ciarliero, si è fatto sfuggire una battuta astiosa contro i liberisti da divano, vabbè. Comunque il prezzo delle mascherine era quello preventivato da lui in sede di calmieraggio di stato, anche meno. Ora un governo di stato e di mercato, il migliore possibile, ha deciso per l’avvicendamento, come in altri campi. Non mi farete il torto di credermi più stupido di quello che sono. Sapevo benissimo, anche perché il primo a scriverlo, conoscendo la situazione e avendo buone fonti, è stato il nostro giornale, che un avvicendamento più che legittimo ci sarebbe stato, e con una figura militare per giunta. Scripta manent. Però certe battaglie si fanno anche quando si sa che sono perdute. 
Il problema è che lecchinaggio e cecchinaggio incrociati non li sopporto. Il mio amico Renzi avrebbe fatto meglio a non esprimersi all’unisono con l’inimicissimo mio Salvini: hanno entrambi fatto la figura dei coglioni di Montebello. Mentre i lancieri salutavano quello che per un anno si è fatto il culo allo scopo di rifornirci, e ci è riuscito entro le umane possibilità, i lanciatori di cacca gli tiravano addosso, figura di piccoli demagoghi. Arcuri, come scrive Federico Fubini nel Corsera, compiaciuto per il “licenziamento” che è un avvicendamento, non ha certo fatto peggio che negli altri paesi europei. Direi qualcosina meglio, visto che stiamo parlando comparativamente dell’Italia. Ma il pezzo di Fubini è una sconclusionata requisitoria, comunque, contro il commissario che ama la ribalta, contro la psicologia del suo rapporto con Palazzo Chigi, contro il capro espiatorio che se l’è andata a cercare. E’ giornalismo! C’è un premio apposito per questo genere di cose, da noi. Anche per dire l’ovvio, che i risultati sono equilibrati, cioè buoni, in questo paese bisogna gettare un po’ di letame su funzionari, politici, commissari e altre figure pubbliche, e le palate devono essere generosamente dispensate da una muta di iene urlanti, progenitori dei cani ma senza il loro elegante e ironico tratto di nobiltà. I belpietristi di destra e di sinistra sono identici ai dipietristi, perseguono gli stessi scopi con gli stessi mezzi, e meritano lo stesso disprezzo. 

 

Sono contento che un principe della logistica militare si occupi di noi, spero che si apra a una regolata, europea caccia al vaccino utile, che si correggano in corsa le procedure che hanno reso l’Europa vulnerabile nella cosa più importante che ci sia. 

 

Sono contento che la Protezione civile, e rendo identico omaggio a Borrelli (e identico benvenuto a Curcio), che ci ha tenuto compagnia con la sua voce monocorde, ma tutte le sere alle sei in punto, mentre la piaga sembrava, come era, inarrestabile. Ho sempre difeso e lo farò ancora i Locatelli, quando non volevano “scotomizzare” le domande sceme dei giornalisti d’assalto, e tutti gli esperti sbertucciati dai dementi che sanno tutto e no saben nada. E’ un dovere civile per le persone semiserie, tra le quali mi annovero, e spero che il governo di stato e di mercato che ora guida la nazione si renda conto che senza un’eredità e il suo riconoscimento non si va da nessuna parte.

  

Sono un bastian contrario, ma non in questo caso. Il caso è chiuso, ma resta nell’aria la meschinità di un sentimento così dominante, così stupidamente salottiero, così poco incline all’analisi e alla conversazione adulta, da emarginare come strampalate, indicibili, vivi in un altro paese, si pazzo, incomprensibile alla muta in cagnara, le opinioni in dissenso, nonostante le cifre dicano il contrario, nonostante i banchi a rotelle e le primule siano stati una trovata, ma senza il supporto europeo dei vaccini in quantità e di un’organizzazione scolastica meno segnata dai guasti del sindacalismo e della chiacchiera socializzante. Oppure un errore, ma chi siete voi per giudicare? Auguro a Draghi di averla azzeccata, e non sarebbe la prima volta, e all’Italia di riaprire tutto quando il pericolo per le persone e le imprese sarà cessato, fino ad allora mi auguro che si sbrighino a chiudere la strada alle varianti. Compresa quella dell’imbecillità surrounding. 

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  • Giuliano Ferrara Fondatore
  • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.