(foto Ansa)

Lannutti (M5s) è stato condannato, di nuovo, per la diffamazione di Bankitalia

Luciano Capone

La Corte di Appello di Perugia conferma il risarcimento a favore della Banca d'Italia: è la seconda causa persa dal senatore grillino contro Via Nazionale

Per Elio Lannutti è arrivata un’altra condanna e il motivo è lo stesso: diffamazione. Il 13 novembre la  Corte di appello di Perugia ha confermato la sentenza del marzo 2018  con cui il tribunale di Terni aveva condannato il senatore del M5s a 20 mila euro (più spese legali) di risarcimento a favore della Banca d’Italia. In un post su Facebook e in un’intervista a “Striscia la Notizia” Lannutti aveva attaccato Via Nazionale con notizie false e dichiarazioni diffamatorie. Parlava di 1.000 dirigenti della Banca d’Italia che “hanno una carta di credito che possono spendere fino a 10 mila euro al mese”, commentando: “Banditi d’Italia, peggio dei briganti nell’epoca pre-borbonica” e “sono dei maiali”. Più altri epiteti come “cleptocrati” e “grande meretrice” e accuse di “peculato”.

 

Quanto alle espressioni di “gratuita offensività” si era difeso, in maniera abbastanza singolare, dicendo che “sono maiali” sarebbe “la traduzione in italiano dell’acronimo P.I.G.S. utilizzato in ambito comunitario per indicare i paesi che non hanno i conti in ordine”, ma secondo il giudice “la spiegazione non convince affatto”. Lannutti aveva fatto ricorso, ma la Corte di appello di Perugia ha confermato la condanna perché è stato “violato il requisito della verità” – le accuse erano proprio false. Inoltre secondo i giudici “può di certo ritenersi che espressioni come ‘sono dei maiali’, ‘Banditi d’Italia’, ‘Banda d’Italia’, o ‘cleptocrati’ hanno oggettivamente travalicato il limite della continenza”.

 

In un’altra causa, Lannutti era già stato condannato a febbraio dal tribunale di Roma a 20 mila euro (più altri 5 mila di spese legali) di risarcimento sempre a favore della Banca d’Italia per le dichiarazioni diffamatorie legate al lancio del suo libro “La Banda d’Italia”. Durante la presentazione al Senato, nel 2015, in cui erano relatori parlamentari del M5s, Lannutti dichiarò che Bankitalia “è una cupola che persegue l’illegalità”, aggiungendo: “Non possiamo pagare lauti pasti a questi mafiosi che utilizzano la mafia per depredare il risparmio”. C’è poi una terza sentenza, sempre per diffamazione, nei confronti della Consob. Nel 2016, Lannutti tentò di far valere un’immunità parlamentare scaduta, cosa che che non gli ha evitato una condanna a 15 mila euro (più spese). 

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  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali