No, non è un referendum sul grillismo
Wow! Il M5s scopre finalmente il voto inutile: quello ai propri candidati. Regionali e poi referendum. La campagna elettorale mostra una verità spassosa, che regala ottimismo: lo show del grillismo che per non fare danni prova a cancellare se stesso
Una certa scuola di pensiero, un po’ scombiccherata, sta provando a trasformare da settimane il referendum costituzionale sul taglio del numero dei parlamentari in una grande prova di forza contro l’ideologia grillina. Su Repubblica di ieri, il principe dei notisti politici, Stefano Folli, ha fatto propria questa tesi e ha offerto ai lettori un colonnino intero dedicato a tale tema. Il colonnino era così intitolato: “Il referendum è un voto sul M5s”. La tesi di Folli non è del tutto sbagliata ed è vero che alcuni elettori, pur considerando saggio tagliare il numero dei parlamentari, andranno alle urne, domenica e lunedì, con lo stesso spirito con cui nel 2016 si volle dare una lezione a Matteo Renzi. Folli sa bene che evidentemente il Sì al taglio del numero dei parlamentari non è affatto un tema grillino – e d’altronde sarebbe un dramma se un eventuale Sì al taglio del numero dei parlamentari fosse un successo capace di misurare il consenso reale del grillismo nel paese. Ma ciò che risulta invece interessante, a proposito del rapporto che esiste tra referendum e grillismo, è un dato che va in una direzione opposta a quella suggerita da Folli. Ed è il tentativo da parte del M5s di avvicinarsi all’appuntamento elettorale delle prossime ore compiendo un gesto tanto disperato quanto comprensibile: provare a cancellare il grillismo.
Abbonati per continuare a leggere
Sei già abbonato? Accedi Resta informato ovunque ti trovi grazie alla nostra offerta digitaleLe inchieste, gli editoriali, le newsletter. I grandi temi di attualità sui dispositivi che preferisci, approfondimenti quotidiani dall’Italia e dal Mondo
Il foglio web a € 8,00 per un mese Scopri tutte le soluzioniOPPURE
- Claudio Cerasa Direttore
Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.