Lo stilista e imprenditore umbro Brunello Cucinelli ed Emanuele Filiberto di Savoia (elaborazione grafica Il Foglio)

Lo stalking di Emanuele Filiberto. Cucinelli: "Candidarmi con lui? Non scherziamo"

Carmelo Caruso

Una sciocchezza dell'erede (“L'imprenditore nel mio movimento”) diventa occasione per parlare d'Italia con il re del cashmere: “Il dolore ha sprigionato la creatività”

Ma che ci combina? Un umanista come lei. Un uomo della sua sensibilità e della sua cultura. Brunello Cucinelli, il re del cachemire, lettore di Socrate, Marco Aurelio e della Yourcenar, insieme ai monarchici, ai Borbone, a Emanuele Filiberto! “Lasciamo perdere…”. Ma come si può?

  

Bisogna spiegare alla nostra maniera, come sa fare il Foglio, cosa le è davvero accaduto. “Conoscendo la vostra serietà, il vostro giornale, accetto, anche perché so già che parleremo della nostra Italia”. In altri tempi avremmo derubricato la notizia a corbelleria, ma questi sono purtroppo tempi matti e niente va trascurato. Amando i competenti, il buon gusto, e preoccupati di perderne uno, abbiamo deciso di chiamare Cucinelli perché tardava la smentita.

  

“Ma come si può smentire un principe. Ho preferito lasciar correre e farmi solo una risata. Ma chiariremo successivamente la natura di questo sorriso”. Parliamo dell’annuncio del principe Filiberto: “Nasce Realtà Italia, il mio nuovo movimento. Insieme a me anche Brunello Cucinelli”.

  

A Sanremo aveva già coinvolto Pupo. In politica addirittura schiera lei che – ricordiamo - aveva detto “no” al Pd. Una curiosità: ma come ci riesce? “Ve lo spiego. Mi ha contattato. Io conosco i suoi genitori da molto tempo. Mi ha chiesto di fare una chiacchierata e io non mi sono rifiutato”. E infatti la chiacchierata, assicura Cucinelli, è avvenuta, ma di tutto hanno discusso meno che meno di una candidatura politica. “Dieci minuti di conversazione sul web fino a ieri sera quando mi chiama il rettore dell’università di Perugia e mi dice: “Ma hai visto? Dicono che sei candidato con il principe”. Abbiamo alzato le spalle ed entrambi ci siamo guardati come si guardano gli amici che capiscono ogni cosa. È chiaro che non faccio parte di nessun movimento. Nessun partito”. Nicola Zinagaretti, e perfino Giuseppe Conte, gli avevano chiesto di candidarsi alle elezioni regionali in Umbria, ma lui nulla. Sappiamo come è andata per Pd e M5s.

  

  

Ma perché è così refrattario? E non parliamo certo della fantasia del principe… “Non voglio candidarmi perché, come dice Socrate, conosco un poeta che, quando decise di fare politica, ha rovinato la sua poesia. E poi con il principe?”. E però, è riuscito a trascinarla. “Ha insistito perché partecipassi a un evento. Ma non conosco le sue idee. Quando ho saputo, mi sono infatti meravigliato. Cosa diversa è stata la richiesta che mi era arrivata da Pd e M5s e che ho declinato. Io amo la politica e la amo così tanto che non la faccio. Il mio ruolo è un altro. È fare buona impresa, occuparmi della nostra Italia, ma in modo diverso. Adesso sono in ufficio. Stiamo per lanciare le nuove collezioni. Ognuno raccoglie quello che semina”.

  

Non è arrabbiato con questo erede che eccede nella bislaccheria, ma che – e qui Cucinelli diventa serio – ha sicuramente sbagliato i tempi. È vero che Cucinelli ha sorriso e che il suo era il sorriso di mezza estate, ma il momento economico è doloroso e lui non hai mai visto, garantisce, i suoi operai così concentrati sui telai, sul lavoro. Così, l’intervista, che è aveva il passo dell’ironia, cambia registro. Ce la faremo? Giuseppe Conte ce la farà? Fa il tifo per lui? “C’è un’economia da riallineare. Io faccio il tifo per l’Italia. La sfida non è di Conte, ma nostra. Non è retorica. Venite nelle fabbriche e guardate quanta intensità. Tutto il dolore accumulato sta sprigionando creatività”.

  

Dal suo piccolo centro, Solomeo, dove osserva le stelle, dice che ha meditato molto sulla pandemia e che ne sia uscito con un’idea precisa. “Questo dolore metterà all’angolo gli arroganti. Addolorati e impauriti torneremo alla gentilezza, all’amabilità. Ci interesseremo all’origine. Chiederemo come e dove una cosa sia stata fatta. Non volgeremo più le spalle alle povertà”. Sarà per i testi che legge e annota, ma dichiara che questo momento gli ricorda un passo di Omero (“Quando gli eroi deponevano le armi e provavano a dimenticare il dolore”) e il passaggio dei Promessi Sposi. “Il momento in cui Renzo vede aprirsi il cielo. La pioggia si porta via la peste”. Niente politica? “E cosa c’è di più politico che pensare all’umanità?”.

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