(foto LaPresse)

Ah, il grillismo leghista

Carmelo Caruso

Il M5s e l’amore clandestino per Salvini. Un disegno politico? Chiacchierata con Zanni, capo dei leghisti europei, ex M5s

Roma. Non cambiano casa, ma tornano a casa. Marco Zanni, europarlamentare che nel 2018 ha abbandonato il M5s per aderire alla Lega, può finalmente dire che ha “ritrovato una famiglia” e che l’aria che adesso respira è quella ‘ribelle’ e ‘fresca’ del Movimento delle origini, quello allegro e scalcagnato che non “ho voluto lasciare, ma ho dovuto lasciare. Non sono io che ho tradito”. In questa ultima legislatura sono trenta i parlamentari 5s espulsi, scappati, processati, una carovana che marcia dalle terre aride del Gruppo misto verso la Lega di cui si cantano le meraviglie come i sognatori del deserto le cantavano di Samarcanda. L’ultima senatrice che ha richiesto asilo, in fuga dalla guerra civile che contrappone i lealisti, i pragmatici riflessivi, e gli hezbollah di Alessandro Di Battista, è stata la senatrice Alessandra Riccardi. E’ passata alla Lega e il suo arrivo ha meritato la festa, l’invito all’emulazione perché i 5s in crisi di identità rimangono sempre “una ventina” come ripeteva, prima della pandemia, il vicesegretario leghista, Andrea Crippa. Le ha consegnato la cittadinanza Matteo Salvini che da tempo ha spalancato i suoi porti e le porte che saranno “sempre aperte per donne e uomini perbene e capaci”. Ma a dicembre, il gommone aveva già trasportato altri boat people 5s, tre senatori come Stefano Lucidi, Francesco Urraro e il professore Ugo Grassi, il teorico della clausola anti cambio di casacca, sostenitore di una sanzione da centomila euro, esaltazione anticostituzionale di un docente di Diritto civile (povera università!).

 

“E però, io ho deciso di andarmene quando il M5s aveva un consenso del trenta per cento mentre la Lega era ancora al dieci” ricorda Zanni, laureato alla Bocconi, assunto a Banca Imi. Era tra i più brillanti europarlamentari del movimento di Beppe Grillo, ma con Salvini ha compiuto il salto. E’ stato scelto come presidente di Identità e Democrazia, il gruppo di cui fa parte la Lega al Parlamento europeo, ed è adesso un riferimento per chi leghista lo era prima di lui. Non ha dovuto abiurare il suo passato che nella Lega è una competenza, la ruvidità come patente. Per Zanni non deve stupire questa corrispondenza di amorosi sensi, una sorta di “cameratismo degli esclusi” che ha sempre accomunato grillini e leghisti. E infatti, era più di un’alleanza quella al governo. Si è trasformata in amicizia e si è irrobustita nelle commissioni e lungo i saloni. “E’ vero che molti dei rappresentati del M5s venivano da esperienze di sinistra, addirittura, in certi casi, da quella sinistra diciamo extraparlamentare. Ma al nord, erano tanti i 5s di centrodestra che una volta entrati in Parlamento hanno trovato conforto nei leghisti, uomini e donne esperti in Diritto costituzionale. Ci hanno preso per mano e spiegato come funzionava l’Aula, come muoverci lungo i corridoi, come rimanere a galla e non annegare”. Dice insomma che si sono iscritti alla Scuola Radio Elettra di Roberto Calderoli, docente di tranelli democratici, accademico leghista del filibustering, uno che fino a pochi giorni fa ha dato dimostrazione dei suoi poteri facendo invalidare un voto di fiducia. “Molti di loro hanno rivisto in noi la loro stessa impreparazione degli inizi, lo stesso disprezzo nei loro confronti. Ci hanno aiutato e ora ci stanno valorizzando”, spiega Zanni che continua ad avere rapporti “cordialissimi” con Riccardo Fraccaro e con Stefano Buffagni, un diversamente 5s, amato davvero dai leghisti perché conosce le parole d’ordine del nord: la piccola impresa, meno stato, più cantieri. Il Senato, e non la Camera, si è rivelato l’ambiente ideale, il loro distretto industriale. “Per me non è una sorpresa. Palazzo Madama con i suoi spazi più raccolti permette un rapporto più stretto, intimo, rispetto a Montecitorio” pensa ancora l’europarlamentare che, nel passaggio, ha mantenuto le sue antiche posizioni “contro”: “Ci sono differenze ma erano molte le convergenze. C’è più di una ragione se la diaspora 5s si indirizza verso la Lega”. Chi è passato alla Lega è così tornato a recitare la parte del sanculotto come il senatore Lucidi che, pochi giorni fa, ha scatenato il caos trasmettendo in streaming, sul suo profilo facebook, la seduta malgrado i rimproveri della presidente Casellati: “Non può riprendere. La smetta!”. Volevano vietare i cambi di casacca e nessun partito ha perso più parlamentari del M5s. E, a volerla dire tutta, i più originali sono proprio quelli che hanno cambiato residenza. Come i personaggi di Graham Greene non hanno tanto mutato fede, ma solo riposto “la loro lealtà altrove”.

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