
Maurizio Belpietro (foto LaPresse)
Stampa sovranista
Tra urla, antieuropeismo, fake news e contrordini nel lockdown i giornali di destra non hanno inciso. Come la destra
Milano. L’immagine che meglio di altre sintetizza il ruolo, e l’impasse, della stampa della destra populista nella stagione della pandemia – con i suoi toni sovreccitati in favore di “popolo” e la sua scarsa incisività nelle questioni che contano – non è un titolo di giornale: è un video di Matteo Salvini rubato a metà aprile. Quello in cui si affaccia alla finestra per un improvvisato comizio nell’èra dei balconi, fa per iniziare “le imprese italiane…” e si sente da un’altra finestra un milanese che grida: “Matteo, sono stronzate”. Salvini zittito alla finestra è simbolico per più motivi. Il primo è il populismo spiaggiato sul suo terreno più congeniale, la comunicazione senza filtro dei social media. Il secondo è che l’inciampo avviene sul binomio imprese-stronzate: dalla destra anti tutto (anti europea in primis) non sono pervenute in questi mesi ricette economiche, al massimo l’urlo per il paese che muore ma muore orgogliosamente sovranista (la Verità: “Basta con la logica dell’elemosina - L’Italia può farcela da sola”). Il terzo è che, in questi quasi tre mesi, tutta la performance politica dei giornali (e programmi tv) di riferimento della destra ha oscillato tra forzature spesso contraddittorie e scarsa incidenza. Quel che risuona è il metodo épater la bourgeoisie, o più che altro lisciare il proprio pubblico dal verso che preferisce. Il titolo che rimarrà nella storia italiana della pandemia giornalistica, per becerume, è quello di Libero, 6 maggio: “In Italia 30 mila morti rimpiazzati da 600 mila immigrati”. Un chiodo fisso.
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- Maurizio Crippa
"Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.
E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"