Il ministro per il Sud Giuseppe Provenzano al primo Consiglio dei ministri del governo Conte bis (foto LaPresse)

Ci scrive il ministro Provenzano: "Falso dire che guardo con sospetto il mondo dell'impresa"

Giuseppe Provenzano

La risposta all'articolo sul Foglio dell'onorevole Marattin: "La decisione di spaccare oggi il Pd è una cosa seria, si provi ad argomentarla evitando le sciocchezze"

Al direttore - Mi permetto di scriverle per smentire una fake news diffusa ieri sul mio conto dall’onorevole Marattin. Sul suo giornale, caro direttore, in questi mesi ho letto su di me numerose inesattezze. Lei mi ha definito corbynista, altri hanno detto che non sarei un riformista in quanto critico del Jobs Act, che non credevo fosse la legge fondamentale del riformismo realizzato (bisognerebbe avvisare di questo anche la Corte costituzionale che ne ha cassato parti decisive) e di cui ho proposto una “revisione” (bisognerebbe conoscere un minimo di storia della sinistra per sapere che sta proprio nel “revisionismo” una delle chiavi del riformismo). 

 

 

Luciano Capone ha invece chiarito, sia pure da un punto di vista critico, la mia impostazione di politica economica. Mi sono ripromesso di approfondire i diversi temi, per offrire ai suoi lettori (ci sono anch’io tra questi, da anni) una mia versione dei fatti e visione delle cose. Altre sono state le urgenze, spero di trovare l’occasione. Ieri però Luigi Marattin, enucleando le sue discutibili ragioni di scissione, ha scritto che guarderei con sospetto il mondo della produzione e dell’impresa, definendo gli imprenditori “padroni”. Sono figlio di un artigiano, ho diretto un’associazione “per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno”, collaborando con numerose organizzazioni imprenditoriali. Sono convinto, a differenza dei liberisti nostalgici e ideologici, che la leva pubblica, soprattutto attraverso una nuova politica industriale, debba sostenere l’impresa privata (e anche quella pubblica), non avendolo fin qui fatto abbastanza, rispetto ai nostri grandi competitori manifatturieri. In questi primi giorni di attività di governo ho incontrato diversi imprenditori, alcuni straordinari, con cui mi confronto da anni. Sono i primi a essere consapevoli di quanto sia necessario, per modernizzare il paese, investire sulla qualità e la dignità del lavoro, cancellando le sacche di illegalità e di sfruttamento che ancora albergano in alcuni segmenti del sistema produttivo, come nelle campagne dei caporali. Vi sono storie che ricordano gli anni 40, così come li ricordano le accuse classiste rivolte al ministro Bellanova, ora capo delegazione di Renzi al governo, nel giorno del giuramento. Nell’esprimerle solidarietà con un veloce tweet, le ho detto di non curarsi di chi offende per la provenienza sociale perché, come il sindacato insegnava ai braccianti in quegli anni drammatici (riferimento che Teresa conosce benissimo), è atteggiamento da “fascisti o padroni”. Nessun sospetto, nessun accostamento agli imprenditori, dunque, come logica elementare pretende, anche dall’onorevole Marattin. Insomma, la decisione di spaccare oggi il Partito democratico è una cosa seria, si provi ad argomentarla evitando le sciocchezze, con un minimo di serietà.


 Giuseppe Provenzano, ministro per il Sud e la Coesione territoriale