La deputata del Minnesota Ilhan Omar (foto Facebook)

Nessun viaggio a Gerusalemme

Israele ha il diritto di non far entrare due parlamentari; Trump ha politicizzato il caso

Giovedì Israele ha annunciato che avrebbe impedito a due deputate americane del Partito democratico, Rashida Tlaib del Michigan e Ilhan Omar del Minnesota, di visitare il paese a causa del loro sostegno al movimento di boicottaggio dello stato ebraico. Le due parlamentari sono da sempre dure critiche di Israele – Ilhan Omar in più di un’occasione ha rilasciato dichiarazioni in forte odore di antisemitismo – e ci sono pochi dubbi sul fatto che il loro viaggio a Gerusalemme est e in Cisgiordania si sarebbe trasformato in un tour di propaganda anti israeliana, sponsorizzato in parte da organizzazioni poco trasparenti che sostengono la causa palestinese. Israele, inoltre, nel 2017 ha approvato una legge che vieta l’ingresso nel paese ai sostenitori del movimento Bds (Boycott, Divestment and Sanctions). Il movimento cerca di fare pressioni su Gerusalemme con azioni di boicottaggio economico e non solo, e ha più di una venatura di antisemitismo. Entrambe le deputate sono esplicite sostenitrici del Bds. E dunque: Israele ha il pieno diritto, dal punto di vista sia legale sia morale, di non voler lasciare entrare Omar e Tlaib sul suo territorio. (Ieri Gerusalemme ha detto che lascerà entrare Tlaib soltanto per ragioni umanitarie, per andare a trovare sua nonna di 90 anni). La decisione di Israele non dovrebbe perciò suscitare controversie, se non fosse per l’intervento del presidente americano, Donald Trump. Il governo israeliano, infatti, inizialmente aveva approvato il viaggio di Omar e Tlaib. Giovedì, tuttavia, Trump ha twittato che far entrare le due parlamentari sarebbe stato da “deboli”. Da settimane Omar e Tlaib sono oggetto di attacchi feroci da parte di Trump. A quel punto il governo israeliano ha cambiato idea e ha ritirato il permesso d’ingresso alle due legislatrici. Gran parte della polemica è nata per questo: l’intervento di Trump ha dato l’impressione che una scelta sovrana e perfettamente legittima del governo israeliano sia stata presa per compiacere il presidente americano. Questo ha esposto Gerusalemme a critiche feroci e ingiustificate. Non è il modo migliore per sostenere la causa israeliana.

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