Nave Gregoretti (foto LaPresse)

Lo stallo sulla Gregoretti comincia a irritare la Guardia costiera

Luca Gambardella

La procura di Siracusa apre un fascicolo sui migranti ancora fermi al porto di Augusta e Salvini rischia un nuovo caso Diciotti

Roma. La procura di Siracusa ha aperto un fascicolo senza ipotesi di reato sul caso della Gregoretti, la nave della Guardia costiera che da cinque giorni resta ancorata al porto di Augusta. Lunedì, il ministero dell’Interno ha autorizzato lo sbarco di 15 minorenni ma per le altre 116 persone non è ancora arrivato l’ordine di scendere dalla nave.

 

 

L’apertura di un fascicolo da parte del procuratore reggente di Siracusa, Fabio Scavone, è il primo passo che porta all’inizio delle indagini della procura per capire come si sia arrivati allo stallo attuale. Le attenzioni degli inquirenti per ora si concentrano sul caso dei 15 minori sbarcati lunedì e sulle condizioni igienico-sanitarie a bordo della Gregoretti. La successione degli avvenimenti ricorda molto la vicenda della nave della Guardia costiera Diciotti, che risale esattamente a un anno fa. In quel caso, dopo un’attesa durata giorni, fu la procura di Agrigento guidata da Luigi Patronaggio ad aprire un fascicolo sulle condizioni igienico-sanitarie a bordo della nave. Ma a differenza di allora, stavolta lo sbarco dei minori è avvenuto in tempi relativamente più rapidi, anche grazie alla cooperazione tra il pm Scavone e la procuratrice dei minori di Catania, Caterina Ajello.

 

Un anno fa, nel caso della Diciotti, l’apertura del fascicolo da parte della procura portò gli inquirenti a ipotizzare il reato di sequestro di persona aggravato a carico del ministro dell’Interno, Matteo Salvini. Allora, il Tribunale dei ministri di Catania accolse gli atti della procura e chiese al Senato l’autorizzazione a procedere nei confronti del leader della Lega. Il voto parlamentare però negò la possibilità di processarlo. Difficile dire se il precedente dell’agosto scorso renda oggi il ministro dell’Interno più tranquillo, visto che gli attriti con gli alleati di governo del M5s lo rendono molto più isolato in caso di una ipotetica richiesta di autorizzazione a procedere. Anche per questo motivo il vicepremier leghista è rimasto finora molto cauto, limitando in modo insolito le sue invettive anti migranti sui social network e limitandosi a ribadire un secco “no” a chi (timidamente) dall’opposizione chiede lo sbarco immediato dei migranti.

 

Intanto, le trattative con gli altri paesi dell’Ue per una redistribuzione dei migranti proseguono infruttuose, almeno finora. Dei 28 stati membri solo la Germania ha dato il suo consenso ad accoglierne alcuni. Oggi, un portavoce della Commissione Ue ha detto che i contatti sono ancora in corso e che l’Italia ha avvisato Bruxelles già venerdì scorso della necessità di un accordo tra i paesi europei. Si resta in attesa, quindi, perché per Salvini i migranti non scenderanno a terra finché l’Ue non deciderà qualcosa sulla redistribuzione.

 

Le tempistiche dello sbarco dipendono dal ministro dell’Interno, che però deve fare i conti anche con l’umore degli uomini della Guardia costiera. Stamattina, sentito da Repubblica, il pm Scavone ha fornito alcuni aggiornamenti sulla situazione a bordo, definita “delicata e difficilmente tollerabile ancora”, con “i migranti tenuti sul ponte scoperto, esposti al sole e al vento” e “viveri e farmaci che sono già in esaurimento. E sono troppi per essere tenuti a bada in piena sicurezza dagli uomini dell'equipaggio”. La fonte di queste informazioni, ha aggiunto Scavone, è proprio la Capitaneria di porto. “Siamo esterrefatti e stupiti per la situazione ad Augusta – dice al Foglio una fonte della Guardia costiera che sta seguendo il caso della Gregoretti ma che preferisce rimanere anonima – Si tratta di una nave militare italiana, quindi è territorio italiano e non capiamo perché uomini delle nostre Forze armate non siano autorizzati a scendere a terra senza una spiegazione ragionevole”.

  • Luca Gambardella
  • Sono nato a Latina nel 1985. Sangue siciliano. Per dimenticare Littoria sono fuggito a Venezia per giocare a fare il marinaio alla scuola militare "Morosini". Laurea in Scienze internazionali e diplomatiche a Gorizia. Ho vissuto a Damasco per studiare arabo. Nel 2012 sono andato in Egitto e ho iniziato a scrivere di Medio Oriente e immigrazione come freelance. Dal 2014 lavoro al Foglio.