Michele Emiliano (foto LaPresse)

Il flop di Emiliano in Puglia spiegato con i dati e il modello Decaro

David Allegranti

Il governatore esulta e cerca di intestarsi la vittoria barese di Decaro ma il Pd nella regione è sotto la media del Mezzogiorno (16,6 per cento)

Roma. Ha poco da esultare Michele Emiliano, pronto a salire sul carro del vincitore Antonio Decaro, sindaco di Bari che ha vinto le amministrative al primo turno con il 66,2 per cento. “I pugliesi vogliono dare un segnale all’Italia intera: questa è la terra dell’accoglienza, questa è la terra che risponde a Salvini dicendogli ‘smettila di pensare che il successo politico di qualcuno possa essere costruito sull’odio’. Bari è il simbolo dell’Italia che non si arrende alla chiusura, alla paura. Bari è insieme a tutta la Puglia il segno di un cambiamento”, ha detto Emiliano. “È evidente che questa grande vittoria di Bari è il segno di una tendenza e noi dovremmo tentare di incoraggiarla”, ha aggiunto il governatore in cerca di spunti baresi per il 2020, quando si voterà di nuovo alle regionali.

 

In realtà il suo partito in Puglia è un disastro. Alle Europee il M5s è arrivato primo con il 26,29 per cento, come alle Politiche, seguito da Lega al 25,28 (cinque anni fa era lo 0,6 per cento), mentre il Pd è arrivato solo terzo con il 16,64 (sotto anche la media dell’Italia meridionale, ferma al 17,85, e ancora più sotto il risultato nazionale, pari al 22,69 per cento). Al Sud il Pd pugliese non ha eletto neanche un europarlamentare. O meglio, esagerando un po’, si potrebbe dire che il maggior risultato lo ha ottenuto con l’elezione di un leghista. Il cortocircuito pugliese infatti ormai è tale che grazie all’aiuto di un assessore di Emiliano la Lega è riuscita a far eleggere un rappresentante a Bruxelles: l’assessore regionale all’agricoltura Leonardo Di Gioia, di cui i consiglieri del Pd e Leu hanno chiesto le dimissioni, ha fatto campagna alle Europee per Massimo Casanova, proprietario del Papeete Beach e candidato con la Lega (eletto).

  

Insomma, Bari è un modello decisamente lontano per Emiliano. Anzitutto, il M5s nel capoluogo pugliese è arrivato terzo con appena l’8,7 per cento. Merito della candidatura di Decaro, come spiega un’analisi dei flussi di Swg: “Decaro convince gli elettori del M5s e riporta al voto un terzo degli astenuti”. Alle politiche del 2018, il centrosinistra aveva ottenuto il 17,1 per cento, mentre alle amministrative di quest’anno ha preso, come detto, il 66,2. Di questi, alle elezioni dell’anno scorso il 31 per cento aveva votato il M5s e il 30 non aveva votato. Dunque, aggiunge Swg, nel confronto tra i voti della coalizione di centrosinistra delle Europee 2019 e le comunali 2019 ci sono 64.242 voti di differenza che vanno a vantaggio del confermato sindaco di Bari. “Tanti cittadini – osserva il deputato Michele Anzaldi – nello stesso momento in cui votavano per i candidati a sindaco di centrosinistra, alle Europee votavano altri partiti e non il Pd. Lo stacco è netto. A Firenze Nardella prende 10 punti in più di quanto Pd e +Europa prendono alle Europee. A Bari Decaro prende il 66 per cento, le liste Pd e +Europa alle Europee arrivano a stento al 25 per cento: una differenza di oltre 40 punti. A Bergamo Gori ottiene il 55 per cento, mentre alle Europee il Pd e +Europa raggiungono poco meno del 38 per cento. Un divario quasi 20 punti”.

    

Si è sottolineato spesso, dopo il voto di domenica, il pragmatismo dei sindaci ma nel caso di Decaro non bisogna dimenticare anche la campagna di comunicazione firmata da Proforma. “Abbiamo lavorato a ‘E’ colpa di Decaro’, il rap cantato da Renato Ciardo e dallo stesso Decaro, che con ironia ha raccontato le difficoltà dell’essere primi cittadini”. spiega Proforma. “Abbiamo avuto l’idea del videogioco “Missione Bari” (più di 10k persone l’hanno scaricato e ci hanno giocato), poi sviluppata da Cube Comunicazione. Abbiamo curato lo spot della campagna elettorale insieme a Pippo Mezzapesa (234k visualizzazioni su FB), e insieme ad Alessandro Piva abbiamo lanciato il videodiario settimanale di Decaro oltre a dargli una mano nella raccolta delle videotestimonianze dei cittadini che, pur essendo distanti dalla politica, hanno deciso di confermare la fiducia al sindaco” . Una strategia, come dimostra il 30 per cento di astenuti riportati al voto, che pare aver funzionato. Emiliano farà lo stesso?

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  • David Allegranti
  • David Allegranti, fiorentino, 1984. Al Foglio si occupa di politica. In redazione dal 2016. È diventato giornalista professionista al Corriere Fiorentino. Ha scritto per Vanity Fair e per Panorama. Ha lavorato in tv, a Gazebo (RaiTre) e La Gabbia (La7). Ha scritto cinque libri: Matteo Renzi, il rottamatore del Pd (2011, Vallecchi), The Boy (2014, Marsilio), Siena Brucia (2015, Laterza), Matteo Le Pen (2016, Fandango), Come si diventa leghisti (2019, Utet). Interista. Premio Ghinetti giovani 2012. Nel 2020 ha vinto il premio Biagio Agnes categoria Under 40. Su Twitter è @davidallegranti.