Il capo politico del M5s, Luigi Di Maio, ha annunciato la ristrutturazione del partito (Foto LaPresse)

"Altro che ristrutturazione, nel M5s non c'è dialogo", ci dice Degasperi

Valerio Valentini

Il capogruppo del M5s in Trentino, tendenza Fraccaro, lamenta il verticismo di Di Maio

Roma. “Ah, è oggi?”. Filippo Degasperi cade dalle nubi. “Tanto, ormai, siamo abituati ad apprendere le cose dai giornali. Eccolo, il dialogo”, sbuffa d’insofferenza il capogruppo del M5s nel Consiglio provinciale del M5s in Trentino, luogotenente di Riccardo Fraccaro a Trento e dintorni. Lui, come molti altri dei vari leader regionali, della tanto discussa ristrutturazione interna del M5s non ne ha saputo granché. “E il paradosso è proprio questo”, sbotta Degasperi, a poche ore dalla conferenza stampa in cui Luigi Di Maio illustrerà finalmente la trasformazione del M5s in un sedicente partito. “Il paradosso è che una ristrutturazione messa in atto per dare vita a un coordinamento tra i vertici di Roma e i vari territori, viene attuata senza il benché minimo coinvolgimento dei territori. Su queste premesse, dunque, c’è poco da essere speranzosi.

 

Il coordinamento si ottiene innanzitutto facendo sentire le persone ascoltate. E invece anche questa riforma interna avviene seguendo la solita direttrice: dal centro alle periferie. Che è, a ben vedere, l’esatto contrario della logica in nome della quale il M5s è nato”. Ma a Fraccaro, che pure di lui si fida, Degasperi non ha detto nulla? “Con Riccardo ci parlo, certo. Ma dopo un po’, uno si stanca di combattere contro le pale di un mulino a vento. Io non ci sto a passare per un questuante molesto. Per mesi, per anni abbiamo chiesto ascolto su alcuni temi, invano”. Qualche esempio. “Partiamo dall’autonomia”, propone Degasperi. Prego. “Ebbene, noi abbiamo fatto campagna elettorale un anno fa proponendoci come il governo più autonomista di sempre. E ora ci mettiamo di traverso? Come glielo spieghiamo, noi, alla nostra gente? Ma non lo sanno che da queste parti l’autonomia è una ragione di vita o di morte, per i partiti? E soprattutto, quello di cui proprio non riesco a capacitarmi, è che a discettare di autonomia siano nostri parlamentari che del tema non sanno nulla. Non sarebbe logico, prima di lanciare campagne sui giornali, consultarsi con chi, su certi temi, lavora da una vita?”.

 

Filippo Degasperi (al centro) e accanto a lui alcuni militanti del M5s in Trentino (Foto via Facebook)


  

Ce l’ha coi cosiddetti ortodossi, Degasperi. L’ala vicina a Roberto Fico, a sua volta considerato come il più vicino, tra i vertici del M5s, alla sensibilità di Grillo. “Ma Beppe – protesta allora Degasperi – venne qui nel 2012 a dire che voleva gli ‘stati uniti d’Italia’. Ora abbiamo cambiato idea?”. C’è poi il problema della A22. “Qui l’autostrada del Brennero è un tema sentitissimo. Noi da anni segnaliamo problemi irrisolti: dalla lottizzazione politiche delle cariche alle aree di sosta mai realizzate, passando per i mancati rilievi sull’inquinamento. Inascoltati. Sempre. E poi, però, una mattina ci ritroviamo con le dichiarazioni schizofreniche di Danilo Toninelli, che dell’A22 si occupa da pochi mesi, e che parla di nazionalizzazione, di modifica delle tariffe. E’ assurdo. Basta con gli annunci, basta con l’approssimazione. C’è una scarsa volontà di conoscenza. E c’è di più”. Cosa c’è? “C’è che da Roma non ci chiedono mai nulla, e neppure ci danno indicazioni sulla linea da tenere.

 

Poi succede che noi diciamo alla stampa locale come la pensiamo sui temi locali, e finiamo rimproverati dallo staff della comunicazione. Ma è possibile?”. C’è poi, tra gli altri, anche il problema del reddito di cittadinanza. “Non nego che sia utile – ammette Degasperi – anche se in Trentino già esiste un assegno unico provinciale. Il problema è che qui al nord non puoi farne la tua bandiera politica, non puoi metterlo in cima all’agenda politica. Altrimenti succede, com’è ci è successo, di doverci sempre giustificare, di dovere sempre giocare sulla difensiva. Lo abbiamo segnalato, è stato inutile”. Ora, però, c’è da fare campagna per le europee. “A dire il vero, visto che tocca a noi andare casa per casa a cercare i voti, esigo che, a differenza di quanto accaduto nella scorsa legislatura, chi viene letto poi batta il territorio con costanza. Quelli che mandiamo a Bruxelles sono eurodeputati che fanno gli interessi delle nostre regioni, o degli euroburocrati che poi spariscono? Se oggi chiedessi ai trentini se conoscono anche uno solo dei nostri portavoce in Europa, credo che avrei dei tristi responsi”.

Di più su questi argomenti: