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Il mantra della fine di destra e sinistra

Giovanni Maddalena

Più volte annunciata, si basa su due pilastri ideologici. Uno più debole dell’altro

Domani, domenica 10 febbraio, in Abruzzo si vota per le elezioni regionali. Così, per chi abita in zona, si ricomincia a sentire il solito mantra che ha accompagnato le ultime tornate elettorali: non ci sono più destra e sinistra, parlare di destra e sinistra è anacronistico, tanto i partiti sono tutti uguali, e così via. Come si sa, è l’umore che ha portato al trionfo del M5s e che in realtà, senza ammissioni di colpa, ha portato alla rovina le classi dirigenti passate.

 

Il mantra della fine della destra e della sinistra si basa su due pilastri ideologici. Il primo di origine hegeliana e marxista è che c’è una forza necessaria nella storia, che ha una direzione inarrestabile e che dunque è meglio assecondare. Chi l’asseconda è dalla parte giusta della storia (Obama docet) e chi non lo fa è dalla parte sbagliata. Il secondo pilastro, non confessato, è il considerare destra e sinistra come due entità statiche, spesso con i connotati da anni 70 e 80, che molti ormai non possono neanche ricordare. Eppure si crede che si tratti di due “cose” così connotate che è ridicolo pensare che esistano ora.

 

In effetti i due pilastri, non appena si guardi la realtà, sono fragili. Qualche teorico aveva sostenuto che destra e sinistra fossero scomparse dopo il crollo del Muro di Berlino e del sistema comunista sovietico, ma la realtà si è rivelata molto più complessa. Nel paese più grande d’occidente, dove alla metà degli anni 90 sembrava che i due partiti fossero fotocopie l’uno dell’altro e che fosse inutile votare, si sono creati movimenti di base di destra e di sinistra, che hanno politicizzato la vita americana come non accadeva dagli anni 60 e le elezioni hanno attualmente tassi di partecipazione mai visti. In Europa sono tornate in auge forze profondamente nazionaliste di destra e di sinistra. E senza citare gli islamisti radicali, che hanno tenuto il mondo in scacco per 15 anni, c’è un’estrema varietà di gruppi, movimenti, partiti che sono di destra e sinistra radicali. Forse alla storia nessuno ha spiegato che la destra e la sinistra avrebbero dovuto finire e i partiti morire.

 

Il secondo pilastro è ancora più debole. Quando si dice che ci sono destre e sinistre, si indicano intuizioni del mondo diverse, i cui connotati spaziali servono solo per dire che le visioni sono opposte. “Destra e sinistra”, oltre che derivare da una posizione dei banchi in Parlamento, è più chiaro in questo senso di “grasso e magro” e di “alto e basso”, ma la funzione è solo quella di indici oppositivi. Senza deludere i fan della fine necessaria della storia e delle pettinature anni 70 e 80, quando si è in democrazia ci sono sempre nuclei diversi di priorità che stabiliscono direzioni diverse. In Inghilterra ci sono sempre stati due partiti, anche quando si chiamavano “gli zoticoni” e “i fuorilegge”. D’altro canto, ci sono state destra e sinistra tra le élite italiane dopo l’unificazione, anche se tutti condividevano la stessa ideologia e lo stesso censo; dentro alcune filosofie, come l’hegelismo, si sono trovati pensatori di destra e di sinistra; dentro il medesimo partito, come quello peronista argentino, si sono avute una destra e una sinistra. Ci sono destra e sinistra, insomma, tutte le volte che si può parlare e pensare liberamente.

 

Al proposito, il mantra che non ci sono destra e sinistra viene infatti pronunciato di solito da alcuni tipi umani. Il primo è quello che ha banalmente cambiato schieramento ma non lo vuole ammettere con se stesso o con i propri conoscenti. Dire che i tempi sono cambiati gli sembra meno infamante che cambiare idea o valori. In realtà, cambiare idea non è di per sé un segno di stupidità, anzi alle volte è una salvezza, come hanno mostrato dolorosamente tanti dissidenti di regimi di tutti i colori. Per non essere infamante, basta provare a indicare fatti e ragioni, prima non visti, che hanno fatto cambiare idea. Il secondo tipo, invece, crede davvero che i tempi siano cambiati e che sarebbe meglio non ci fossero più destra e sinistra, cioè idee diverse. Purtroppo, quando la credenza è vera, il cambiamento che ci si auspica è la fine della democrazia, come si sente dire sempre più spesso. Chi ama la libertà spera invece che, mutando con i tempi, ci siano sempre destra e sinistra, che resistano tutti i gruppi, associazioni, partiti che le rappresentano, e che con le loro complementari intuizioni, le loro mediazioni e il loro necessario compromesso rimangano al cuore della vita politica. Certo, poi c’è anche chi usa il mantra ideologico per coprire il mero opportunismo, ma non vale neanche la pena parlarne o parlarci.

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