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Per la Lega in Lombardia ed Emilia l'autonomia è questione di vita o di morte per il governo

Valerio Valentini

"Il tema è nel contratto. C'è stato un referendum a cui pure il M5s ha votato Sì", spiega Grimoldi. "Bisogna agire in tempi brevi, i Cinque stelle capiranno che è un'opportunità per tutti", conferma Vinci. La risposta del Carroccio ai dissidenti grillini

Se gli si chiede della polemica interna alla maggioranza gialloverde sull'autonomia, Paolo Grimoldi, segretario della Lega lombarda, risponde con una apparente sufficienza. Quasi a ribadire che la questione, che pure ancora deve aprirsi davvero, è già chiusa. "C'è stato un referendum, sia qui sia in Veneto, ed è stato stravinto dal Sì. E' stato inserito nel contratto di governo. Dunque di che parliamo?". Le liquida così, Grimoldi, deputato milanese, classe '75 e delegato italiano presso l'Osce, le proteste di un gruppo di senatori del M5s che, per bocca di Paola Nugnes e Gregorio De Falco, hanno posto l'altolà: "Se si va avanti su questa strada, cade il governo". Parole bizzarramente simili a quelle pronunciate la scorsa settimana da Giorgetti. "Giancarlo ha ragione", dice Grimoldi, che al sottosegretario alla presidenza del Consiglio è del resto legatissimo: "Ha ragione nel senso che è vero che l'autonomia di Lombardia e Veneto è un argomento dirimente per il destino del governo: se qualcuno si oppone, l'esecutivo non regge".

 

Più pacato, invece, come volesse stemperare le tensioni, il reggiano Gianluca Vinci, segretario della Lega in quella Emilia Romagna che ha, pure lei, chiesto di avviare l'iter per l'autonomia. "Noi – dice Vinci, mentre passeggia nel Transatlantico di Montecitorio – non siamo passati per il referendum, e abbiamo chiesto meno competenze rispetto a Veneto e Lombardia. E però anche nel nostro caso c'era una convergenza trasversale, che includeva anche il M5s, sulla procedura". E dunque? "Dunque, secondo me, si tratta di un sostanziale malinteso. Si parla dell'autonomia come di una sorta di secessione mascherata, ma non è affatto così. Si farà tutto a Costituzione vigente, e con saldi invariati: nessun trattamento di favore, insomma. Lo capiranno anche i dissidenti del M5s, che magari potrebbero farsi spiegare cosa sia effettivamente questa autonomia dai loro colleghi del Nord, che si sono sempre dichiarati favorevoli al progetto". 

 

"Altroché", conferma Grimoldi. "In consiglio regionale, in Lombardia, ci fu un accordo tra Roberto Maroni e Stefano Buffagni, allora leader dei grillini al Pirellone e oggi esponente di peso del governo. Come potrebbero ora opporsi, Buffagni e gli altri grillini, dopo avere fatto campagna per il Sì, sia in Lombardia sia in Veneto?". Il M5s ha però gran parte del suo elettorato al Sud. Si capisce perché ora Di Maio tentenni. "Noi sui temi cari ai Cinque stelle, come quelli relativi alla giustizia, ci siamo comportati in modo leale, anche quando non condividevamo del tutto le loro posizioni. Ora ci aspettiamo dal M5s la stessa serietà". Salvini lascia però che a usare i toni più perentori, sull'autonomia, sia Giorgetti. Non sarà che ha capito che portare a casa una legge seria al riguardo, in tempi rapidi, è piuttosto arduo? "Salvini la pensa esattamente come Giorgetti. Eravamo ad un comizio, qualche giorno fa, e ha ribadito che l'autonomia è questione di vitale importanza, per il governo", conclude Grimoldi.

 

"Del resto concedere l'autonomia a Lombardia, Veneto ed Emilia non significa affatto danneggiare il Sud", prosegue Vinci. "Significa invece responsabilizzare le regioni che accetteranno di raccogliere la sfida, e dare alle amministrazioni locali la possibilità di dimostrarsi virtuose. E' una enorme opportunità di crescita e sviluppo per tutto il paese". E i tempi? "Dovranno essere rapidi". Nell'autunno del 2019 si voterà, in Emilia. "E a quella data – sentenzia Vinci – vogliamo assolutamente arrivare potendo mostrare un risultato importante, di cui si parla ormai da quasi vent'anni". 

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