Danilo Toninelli (foto LaPresse)

Toninelli e il fascino discreto delle dimissioni (degli altri)

Luciano Capone

Lascia Intrieri, l’esperto del Mit che doveva rilanciare Alitalia ma che aveva una condanna per bancarotta e il cv taroccato

Roma. Il ministro Danilo Toninelli perde un altro pezzo. Dopo le dimissioni dei vertici della Commissione d’inchiesta sul ponte di Genova, si è dimesso anche l’esperto della Struttura tecnica del Mit Gaetano Intrieri in seguito alle inchieste giornalistiche della Verità su una condanna per bancarotta fraudolenta e del Foglio sul curriculum taroccato. Intrieri era molto più di un semplice consulente, è colui che avrebbe “smontato il contratto” del cosiddetto “Air Force Renzi” e l’uomo di fiducia di Toninelli su importanti dossier come la nazionalizzazione e il rilancio di Alitalia, le presunte “irregolarità del bilancio Anas” e il “raddoppio di Fiumicino su cui si sono concentrati i Benetton”. Non potrà più seguire nulla di tutto ciò. In risposta a un’interrogazione di Giorgio Mulè e altri deputati di Forza Italia, il Ministero dei trasporti ha risposto che “il professor Intrieri ha rassegnato le proprie dimissioni il 27 settembre scorso, in un momento nel quale, considerato il breve lasso di tempo dall’avvio dell’incarico, l’amministrazione non aveva ancora avviato i controlli”. E che pertanto il ministro non era a conoscenza della condanna perché “dal curriculum e dalle dichiarazioni di insussistenza e incompatibilità del professor Intrieri, non risultava” la condanna a 2 anni e 4 mesi per aver sottratto dalle casse della compagnia aerea Gandalf, di cui era amministratore delegato, ben 429 mila euro per scopi personali.

 

  

C’è qualche precisazione da fare e qualcosa che non torna nella ricostruzione del ministero. Innanzitutto Intrieri, come ricostruito dal Foglio attraverso la smentita dell’Università di Roma Tor Vergata, non è un professore. E poi non è vero che il ministro Toninelli non sapesse nulla della condanna. Lo dice lo stesso Intrieri in un lunga dichiarazione: “Il sottoscritto condannato non ha mai nascosto a nessuno questa condanna”. Fonti del Mit dicono che Toninelli non ne sapesse nulla, mentre erano a conoscenza della condanna sollo alcuni parlamentari del M5s come la senatrice Giulia Lupo, che nel partito si occupa di Alitalia. Ma pur ammettendo che Toninelli non fosse a conoscenza della condanna per bancarotta al momento del conferimento dell’incarico di Intrieri, lo ha saputo dai giornali il 14 settembre. E cosa ha fatto da allora? Non solo ha confermato la sua piena fiducia a Intrieri: “Lavora per questo ministero e sta lavorando bene”, ma addirittura ha elogiato la sua bancarotta fraudolenta come “un atto di coraggio”: “La condanna è per un fatto che ha salvato una società – ha detto in un’intervista radiofonico il ministro Toninelli – e quindi potrebbe essere equiparabile a un atto di coraggio fatto per non far andare in mezzo alla strada dipendenti e familiari”. Naturalmente, stando alla sentenza della Cassazione, la distrazione di fondi fatta da Intrieri non è stato un atto di generosità e non è servita a salvare la società, che infatti è fallita.

 

In pratica Tonineli, rispetto alla vicenda del suo consulente di fiducia, sapeva tutto ma ha fatto finta di niente. Quando il 14 settembre esce su la Verità la notizia della condanna di Intrieri, la reazione del M5s è di difesa a spada tratta: prima un intervento della senatrice Lupo, poi un’intervista assolutoria del Fatto quotidiano, infine l’elogio di Toninelli per “l’atto di coraggio”. Il 19 settembre il Foglio dimostra che Intrieri ha anche falsificato il suo curriculum (non ha preso un master al Mit di Boston, non ha lavorato per otto anni da McKinsey e non è professore a Tor Vergata) e si riaccendono le polemiche su un consulente considerato inadeguato, ma Toninelli continua a difenderlo. alla fine la vicenda si è risolta il 27 settembre, in silenzio, con le dimissioni di Intrieri. Ma fosse stato per Toninelli e il M5s, l’esperto bancarottiere e col curriculum tarocco poteva restare al suo posto.

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  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali