Luigi Di Maio (foto LaPresse)

Non può esserci dialogo tra Pd e M5s

Luciano Nobili*

Con chi rischia di far arricchire i clan, calpesta la Costituzione e le prerogative parlamentari, minaccia gli oppositori non c’è sinistra che possa avere nulla da condividere

Al direttore,

ho letto, negli ultimi giorni, diversi autorevoli esponenti del mio partito che continuano a riproporre un dialogo e un’apertura del Pd al Movimento Cinque Stelle, incuranti del fatto che la nostra direzione nazionale abbia deliberato all’unanimità contro questa ipotesi e del fatto che si tratti della forza più radicalmente antidemocratica e pericolosa tra quelle presenti in Parlamento.

 

A maggior ragione resto incredulo quando tra coloro che propongono l’avvio di questo dialogo ci siano esponenti politici della mia città che hanno avuto modo di sperimentare come me, sulla propria pelle, il mix di spregiudicatezza, arroganza e incapacità che sta affondando la Capitale con l’amministrazione di Virginia Raggi.

 

Intendiamoci: so bene che molti ex elettori del Partito Democratico hanno votato #M5S alle ultime elezioni (anche se ricordo che almeno altrettanti hanno scelto Lega o di rifugiarsi nell’astensione) e ho la loro medesima ansia di recuperarli ma non confondo elettori e gruppi dirigenti e sono convinto che più contrasteremo le balle che gli eletti #M5S non saranno in grado di realizzare più saremo capaci di ricostruire un dialogo con chi ci votava e ha smesso di farlo.

Sono cresciuto con la convinzione che gli elettori non vadano mai accusati di aver sbagliato le loro scelte, ma sono altrettanto certo che non li riconquisteremo mai comunicando loro che hanno fatto bene a scegliere altro.

 

Chissà se oggi, dopo l’incresciosa seduta di giovedì alla Camera, i miei colleghi che subiscono il fascino grillino avranno aperto gli occhi di fronte ad un ministro della Giustizia che si rifiuta di venire in Aula per riferire del rischio che lo stabile che hanno deciso di affittare da un privato come nuova sede del Tribunale di Bari sia di proprietà di un finanziatore acclarato della mafia, del rischio cioè che un luogo di giustizia sia ospitato da una struttura collusa con la criminalità organizzata, della possibilità tremenda che i soldi dello Stato finiscano, seppur indirettamente, nelle casse dei clan.

 

E se li abbiano aperti di fronte ad un Presidente della Camera che rinunciando alla terzietà che il suo ruolo gli imporrebbe rifiuta di convocare il ministro o almeno di rinviare la discussione ad un successivo approfondimento.

O se perlomeno li abbiano aperti davanti al sottosegretario alla Giustizia Ferraresi, che calpestando la Costituzione si è permesso oggi un gesto indecente: minacciare gli esponenti dell’opposizione di procedimenti penali a seguito delle opinioni espresse in Aula proprio come ha fatto il portavoce del premier Conte, Rocco Casalino con i giornalisti del Foglio. Frasi che ricordano le pagine più buie della nostra storia.

 

Alfonso Bonafede, Roberto Fico, Vittorio Ferraresi: tre esponenti della presunta sinistra M5S, una sinistra fantasma che esiste solo nei programmi della Casaleggio e nella fantasia di chi vuole costruire alleanze contronatura.

Con chi rischia di far arricchire i clan, calpesta la Costituzione e le prerogative parlamentari, minaccia gli oppositori non c’è sinistra che possa avere nulla da condividere.

Tantomeno il Partito Democratico.
 

*deputato Pd