Foto LaPresse

Il M5s è in cammino o in casino?

Salvatore Merlo

L’indiscrezione del Foglio sul piano macroniano dei 5 stelle trova nuove conferme e dimostra che lo spartiacque della legislatura sta nel rapporto tra il governo e l’Europa. Quanto è credibile la normalizzazione europeista di Di Maio

E’ invincibile il sospetto che Luigi Di Maio sia la tattica e Davide Casaleggio la strategia, che l’uno sia il belletto e l’altro la faccia che ci sta sotto, e che insomma la normalizzazione del Movimento cinque stelle sia solo apparenza, un altro colpo di marketing, e che prima o poi dal nodo della cravatta istituzionale e dalle pieghe della grisaglia che adesso si fa persino timidamente europeista sgusci fuori una scia chimica, una sirena, un nuovo spasmo di democrazia diretta e di euro-vaffa. Eppure “dobbiamo essere battaglieri ma europeisti”, è l’ultima tappa della capriola grillina, come racconta anche Ignazio Corrao, il più importante degli europarlamentari del M5s, confermando le indiscrezioni pubblicate ieri dal Foglio. “Ci vuole cautela”, dice Corrao, ma l’orizzonte è archiviare l’euroscetticismo.

 

La prospettiva di Luigi Di Maio è quella di entrare nel gruppo parlamentare europeo che Emmanuel Macron ha annunciato di voler costituire a partire dalla prossima legislatura di Strasburgo: una forza politica fuori dalle ideologie del Novecento, avversaria dei partiti classici, socialisti, democristiani e liberali. Una forza politica che tuttavia sta ancorata alla logica dell’Unione europea e della moneta unica. Macron, dunque. Macron il globalista, l’amico di Merkel, il ragazzo cresciuto nella finanza internazionale. E qui già si vede in controluce il coraggio e forse il cinismo della contraddizione, per il partito degli arrabbiati nato proprio contro quelli come Macron. E s’intravvede pure il rischio, o la scommessa, che equivale a una puntata d’azzardo. Normalizzare significa tradire, un po’, la rabbia e l’insofferenza che ha determinato il 32 per cento raccolto dal Movimento alle elezioni del 4 marzo.

 

Cosa penseranno gli elettori duri e puri? Quanto consenso si perde all’estrema, e quanto si guadagna – forse – verso il centro? Chissà. Il sospetto però, si diceva, è che Di Maio, con il suo abito blu e il nodo grosso della cravatta, sia un esperimento, un’escogitazione di marketing della Casaleggio Associati, il tentativo di vedere come va a finire. Se va a finire male, pazienza. Verrà sostituito con un altro, un Fico o un Di Battista, e su una linea tutta diversa.

Di più su questi argomenti:
  • Salvatore Merlo
  • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.