Ignazio Corrao (foto LaPresse)

Un occhio a Macron, ma non solo. Le nuove strategia del M5s in Europa

Valerio Valentini

L'eurodeputato Ignazio Corrao, referente siciliano di Luigi Di Maio, frena e ammette: “Parlare di accordi oggi è del tutto fuori luogo. Ma vogliamo accreditarci come forza responsabile e affidabile, che non rinuncia a rivendicare le proprie istanze”

Ripete con insistenza che “al momento non ci sono elementi per confermare”. E però neppure s’affanna più di tanto a smentire. Semmai Ignazio Corrao precisa, ridimensiona: “Parlare di accordi oggi è del tutto fuori luogo”. Mette insomma le mani avanti, l’europarlamentare del Movimento 5 Stelle, quando lo si interroga sullo stato d’avanzamento dei lavori sull’alleanza tra i grillini italiani e i macroniani francesi. Sta di fatto che il progetto c’è: nel gruppo dei Cinque stelle, a Bruxelles, se ne discute da settimane. E questo sì, Corrao lo ammette, seppur con le doverose premesse del caso: “Non c’è stato ancora alcun accordo. E neppure contatti”. Una suggestione, allora? “Una riflessione, piuttosto”, dice il 34enne europarlamentare, nato a Roma ma cresciuto tra Alcamo e Palermo, dove si è laureato in Giurisprudenza e dove ha iniziato la sua avventura nel Movimento, fino a diventare uno dei due referenti principali di Luigi Di Maio sull’isola, insieme a quel Giancarlo Cancelleri di cui è stato anche collaboratore all’Ars. Prima, ovviamente, di arrivare a Bruxelles e assumere, anche lì, i ruoli del capitano.

 

E insomma se Corrao accetta di parlare, è perché qualcosa c’è. “Qualcosa, certo. Ma dipende cosa”, scherza lui, che invita a non tirare conclusioni affrettate: “La cosa certa è che, anche a seguito della Brexit, per noi è diventato indispensabile cambiare gruppo”. Lasciare, cioè, quell’Efdd (Europe for freedom and direct democracy) di cui Nigel Farage, il leader indipendentista britannico dell’Ukip, è stato promotore e socio di maggioranza. Ad uscirne, del resto, i quindici esponenti del M5S c’avevano già provato nel gennaio del 2017, sotto la sciagurata guida di David Borrelli. L’obiettivo, allora, era confluire nell’Alde, il gruppo dei liberali e degli ultraeuropeisti capeggiati dal belga Guy Verhofstadt, salvo poi essere respinti per incompatibilità di programma. E anche quell’esperienza, quella magra figura che ancora brucia a Davide Casaleggio, ha convinto il M5S che la soluzione non può essere aderire ad un gruppo già esistente. “No, questo mi sembra impossibile”, conferma Corrao. Semmai, se una nuova casa bisogna trovarla, va costruita dal nulla. “Ma è presto: per ora ci stiamo guardando attorno, prima bisogna capire cosa avviene a Roma”, prosegue l’europarlamentare grillino.

 

Il riferimento, ovviamente, è alle complicate trattative che Di Maio e soci stanno portando avanti per arrivare a costruire un governo. Sarà la partita nazionale, ovviamente, a dettare la linea, e ad avere delle inevitabili ricadute anche a livello europeo. A Bruxelles, insomma, i grillini sono costretti a stare tranquilli, a osservare. Anche se la soluzione auspicata non è affatto un accordo con la Lega di Matteo Salvini, ma piuttosto un accordo più ampio e trasversale, che magari attragga singole pattuglie di deputati e senatori dai vari gruppi, e che coinvolga anche il Pd. E sarebbe solo allora, che il disegno che porta il M5s ad avvicinarsi a Macron per la formazione di un nuovo gruppo all’Europarlamento potrebbe compiersi.

 

Sorride, Corrao, al termine del ragionamento. “Mettiamola così: la lettura è sicuramente legittima, ma per chi come me fa politica – ragiona – è opportuno mantenere cautela. Il tempismo è tutto, in questo genere di partite”. E dunque bisogna attendere: qualsiasi accelerazione, a Bruxelles, rischierebbe di precludere una delle varie prospettive che si parano davanti a Di Maio. Il quale ha fatto già sapere, anche alle sue truppe europee, che lui le strade per arrivare a Palazzo Chigi vuole lasciarsele sgombere tutte: quindi calma e gesso. E certo uno come Corrao, che proprio insieme a Cancelleri ha cominciato a fare politica nei gruppi giovanili della sinistra no global siciliana – e che poi però la mutazione del Movimento l’ha subita anche sul proprio corpo: via i capelli lunghi, via l’eskimo – deve guardare con un certo malcontento, all’eventualità di un’alleanza con la Lega. Ma anche in quel caso, il piano europeo scatterebbe di conseguenza: un nuovo gruppo, dai contorni ancora vaghi, che tenga dentro anche le truppe salviniane a patto che prima il Carroccio prenda definitivamente le distanze da Marine Le Pen. Più difficile, certo. Anche perché l’obiettivo del M5s, anche in Europa e soprattutto in Europa, ancor più dopo l’elezione di Fabio Massimo Castaldo alla vicepresidenza del Parlamento con un voto trasversale, è quello, come spiega Corrao, “di accreditarsi come forza responsabile e affidabile, che tuttavia non rinunci a rivendicare con determinazione le proprie istanze nei tavoli internazionali aprendo le istituzioni comunitarie ai cittadini”. Sembra un po’ una riedizione, più sbrigativa, del discorso con cui proprio Emmanuel Macron, nel settembre scorso, annunciò la sua intenzione di costituire un nuovo gruppo a Bruxelles. “Ma con En Marche, in ogni caso, ci sono ancora delle divergenze sul programma”, precisano i grillini a Bruxelles, compatti. Assai meno sull’approccio, però. “Certo: voler cambiare l’Europa – dicono – anche con spirito battagliero, ma con un forte senso di responsabilità istituzionale è anche nei nostri intenti”. E insomma si dovrà anche costruire, è vero, questa “En Marche a Cinque Stelle”: ma le fondamenta sembrano già essere state gettate.