Silvio Berlusconi (foto LaPresse)

Berlusconi in marcia. Come può nascere un nuovo predellino

David Allegranti

Aggregare, semplificare, puntare sul centro e sfidare i populismi. Chi ci sta? Parlano Tosi, Schifani, Rotondi, Zanetti

Roma. Il nuovo predellino del centrodestra ipotizzato dal Foglio fa discutere. Dice Gianfranco Rotondi, leader di Rivoluzione cristiana e deputato di Forza Italia, che “Berlusconi è capace di sorprese”, quindi c’è da aspettarsi di tutto. Il nuovo predellino sarebbe però diverso da quello del 2007, osserva Rotondi. Perché nel frattempo molte cose sono cambiate, compreso il fatto che Berlusconi ha recuperato il rapporto con Lorenzo Cesa dell’Udc e con lo stesso Rotondi, allargando dunque al centro. “Non è il predellino di dieci anni fa, quello era la prenotazione della grande destra, qui siamo di fronte a un’operazione politica opposta, che guarda al grande centro. Non c’è nessuna continuità fra quel predellino, che abbracciava Fini e prevedeva il centrodestra senza trattino, e questo. Ormai di destra in Forza Italia restano alcune individualità che peraltro hanno fatto un percorso verso il centro. Perfino Gasparri è più democristiano di me. Poi, insomma, Berlusconi ha fatto pure andare via la Santanchè. Quindi mi sembra chiaro che il nuovo predellino, se sarà, sarà di centro-centro”. Poi, certo, l’alleanza con la destra, anzi con le destre di Meloni e Salvini, non è in discussione. Ma un conto è il predellino e un conto è la coalizione di centro-destra con il trattino”. Berlusconi è un esperto di sondaggi, dice Rotondi, “e mi sembra chiaro che a destra restano solo i posti in piedi, c’è una gara d’appalto fra Salvini e Meloni e Forza Italia quei voti non li recupera”. Gli unici recuperabili “sono quelli degli elettori democristiani, che hanno occupato militarmente lo spazio dell’astensionismo”.

  

Insomma Berlusconi ha capito che c’è un mercato. Ma lo hanno capito anche gli alleati. “Davanti all’arca (o gamba) berlusconiana c’è un grande pigia-pigia, gente che vuole a tutti i costi trovare posto. E’ la conseguenza diretta dei sondaggi, dove Silvio risulta in costante ascesa”, scriveva ieri la Stampa. Sicché al predellino non è contrario neanche Enrico Zanetti, segretario di Scelta civica, che però sogna anzitutto di costituire la famosa “quarta gamba” del centrodestra, con varie forze di centro: “Non siamo contrari a un predellino del centro del centrodestra che determini una federazione con Forza Italia dei partiti e dei gruppi politici liberali e popolari che guardano a un’alleanza con Berlusconi, ma pensiamo che sarebbe ancora più utile che nel centrodestra ci fosse una quarta componente autonoma e distinta. Ogni giorno che passa questo progetto diventa però obiettivamente sempre più complesso ed è evidente che chi frena o non ha chiaro che il tempo è scaduto o forse preferisce proprio l’opzione predellino all’opzione alleanza in autonomia”. L’operazione sarebbe utile a non regalare voti al centrosinistra, dice Zanetti. Renzi sta cercando di intercettare i consensi centristi, ma “metà di quel voto ce l’ha già. L’altra metà non lo voterà mai”. D’altronde Scelta civica è nata come alternativa al centrosinistra, non come costola della sinistra. “Renzi ha già in pancia il 50 per cento di quell’8 per per cento. E la parte restante non voterà per il Pd, perché è storicamente di centrodestra, come il sottoscritto: per questo se facciamo un’operazione di centro quel 50 per cento non lo recupererà mai”.

 

Aggiunge Renato Schifani, senatore di Forza Italia, in passato capogruppo di Alternativa Popolare al Senato prima di tornare nella casa del padre: “L’idea del predellino bis – dice – è significativa e metterebbe ordine nella frantumazione e aiuterebbe a semplificare la proposta del centrodestra. A tre mesi dal voto però è una strada che temo non sia percorribile, per i tempi e per la legge elettorale che disincentiva le aggregazioni. Resto convinto però che al di là dei tempi e della legge elettorale uno spirito aggregativo sarebbe auspicabile”. In effetti pare esserci un problema di tempi. Siamo già a metà dicembre, si vota tra tre mesi. Enrico Costa, già ministro per gli Affari regionali, impegnato da tempo nella ricostituzione di una forza-contenitore di centro, dice che “è affascinante un percorso di ulteriore semplificazione della proposta politica, però in questa fase vedo l’assetto del centrodestra ben definito. Il predellino, quando fu fatto la prima volta, era novembre. Qui siamo già in fase avanzata”.

 

Flavio Tosi, leader di Fare!, dice che il nuovo predellino è una cosa che “un domani può anche accadere che Berlusconi tenda di nuovo ad allargare Forza Italia. Prima però è poco probabile. Però dal punto di vista del consenso non so quanto sia meglio. Dobbiamo ricordare che la volta precedente l’esito di quel predellino fu la crisi fra Berlusconi e Fini e la caduta del governo Berlusconi. Non se mettendo assieme più soggetti l’esito sarà quello sperato. Non è infatti detto che il consenso aumenti con una pluralità di soggetti che hanno connotazioni diverse”. Per Tosi il problema non è tanto lo spostamento al centro o a destra del nuovo predellino, quanto la sua natura politica. “Forza Italia è un partito tradizionale, mentre la cosiddetta ‘quarta gamba’ che dovrebbe sorgere sarebbe composta da tante forze e amministratori locali che stanno sul territorio. Concettualmente, insomma, sarebbe un’altra cosa. Per questo non so quanto convenga: un conto è l’elettore di Berlusconi, che lo vota perché è Berlusconi, un conto è chi vota per la ‘quarta gamba perché riconosce e stima le persone che ne fanno parte. Sono persone che anziché votare Berlusconi alle amministrative votano per le liste civiche. Con un nuovo predellino forse parte di quei consensi potrebbe essere perduta perché quelle persone non si riconoscono nella risultante di quell’alleanza”.

  • David Allegranti
  • David Allegranti, fiorentino, 1984. Al Foglio si occupa di politica. In redazione dal 2016. È diventato giornalista professionista al Corriere Fiorentino. Ha scritto per Vanity Fair e per Panorama. Ha lavorato in tv, a Gazebo (RaiTre) e La Gabbia (La7). Ha scritto cinque libri: Matteo Renzi, il rottamatore del Pd (2011, Vallecchi), The Boy (2014, Marsilio), Siena Brucia (2015, Laterza), Matteo Le Pen (2016, Fandango), Come si diventa leghisti (2019, Utet). Interista. Premio Ghinetti giovani 2012. Nel 2020 ha vinto il premio Biagio Agnes categoria Under 40. Su Twitter è @davidallegranti.