Giuliano Urbani (foto LaPresse)

S'avanza nel centrodestra l'idea di un predellone per governare

Redazione

Giuliano Urbani, cofondatore di Forza Italia, ci spiega perché le forze responsabili si dovrebbero mettere insieme

Roma. “Un nuovo predellino sarebbe auspicabile. Perché no? In prospettiva hai qualcosa da guadagnare, e del resto non rischi nulla. Se ci arrivi, a fare il predellino, evviva. Anche se in realtà, forse, ci vorrebbe un predellone”, dice Giuliano Urbani, l’ex ministro, il cofondatore di Forza Italia, lui che ai tempi del predellino, quello vero, nel 2001, quando nacque il Pdl, era già uscito dalla politica attiva.

 

“Berlusconi, Salvini e Meloni sono talmente divisi che fino a ora non sono stati in grado neppure di trovare un modo di stabilire un dialogo. Figuriamoci immaginarli come forza di governo”, spiega Urbani. “La prossima legislatura rischia di essere un buco nell’acqua. E c’è da augurarsi solo una cosa, cioè che di fronte all’instabilità, di fronte all’aggressione alla nostra finanza e alla nostra economia, alla proprietà delle nostre azienda, le forze responsabili della politica trovino il modo di mettersi insieme”. Ma il Pd cala, e Berlusconi non cresce abbastanza: 15-16-17 per cento. Non di più. Forza Italia sembra aver raggiunto il massimo. E per questo, mentre esplode l’Area popolare di Angelino Alfano, mentre piccoli asteroidi fluttuano nel cosmo nebuloso del centrodestra, intorno al Cavaliere c’è anche chi parla di predellino bis: partito unico, uno slancio di marketing creativo per sfondare quota 20 per cento. Possibile?

 

“Il problema vero è che nel centrodestra c’è la spada di Damocle gigantesca data dallo slogan che forgiammo a suo tempo con Giulio Tremonti, ovvero: ‘E’ più facile vincere le elezioni che vincere il governo’”, dice Urbani, che osserva con interesse quasi entomologico, con distacco, “il mio amico Berlusconi che a ottantuno anni è di nuovo il centro della politica italiana”. Ma quando il professore rievoca l’espressione “è più facile vincere le elezioni che il governo”, la intende in un’accezione ancora più complicata che nel 1994, “perché stavolta – dice – è difficile vincere persino le elezioni. Anche se, soprattutto, è difficilissimo governare. Le tensioni programmatiche con la Lega sono troppo forti. Berlusconi è sempre stato realistico e pragmatico, mentre Salvini è più un fondamentalista. Un governo con loro due, ammesso che qualcuno vinca le elezioni, o non si fa, o è un inferno”.

 

E allora? “E allora si devono creare le condizioni per un governo di responsabilità nazionale. Un governo che deve avere i numeri in Parlamento, ma che va pure spiegato agli elettori. Cosa molto difficile”. Un’ipotesi che, sostiene Urbani, per concretizzarsi, avrebbe bisogno di tre condizioni. La prima, dice il professore, è che sia chiaro il rischio dell’instabilità legato all’economia, “deve esserci la sconfitta, il vuoto, lo scenario belga”. La seconda condizione è che centrosinistra e centrodestra riescano a collegarsi tenendosi insieme secondo un principio di alto interesse nazionale, “perché una ragionevole comunanza di strategia la si può trovare esclusivamente così”. E terza, fondamentale condizione: “Berlusconi dev’essere più forte degli altri”. Ragione per la quale, conclude Urbani, “mi auguro un predellino, anzi un predellone. Insomma una mossa del Cav., che vedo molto complicata. Ma certo auspicabile”.