Foto LaPresse

Pisapia si è consegnato nelle mani di Bersani e D'Alema. Che fare?

Perché, all’indomani della manifestazione di piazza Santi Apostoli, l’ex sindaco di Milano non ha potuto tracciare un bilancio positivo della sua prima grande iniziativa nazionale

Più che un “leader renitente”, Giuliano Pisapia appare come un leader a scoppio ritardato. Troppo tardi, cioè il giorno dopo, leggendo i giornali e vedendo la sua resa televisiva, l’ex sindaco di Milano si è reso conto di essersi consegnato nelle mani della dirigenza di Articolo1. E, segnatamente, in quelle di Pier Luigi Bersani e Massimo D’Alema.

 

Il primo, cioè l’ex segretario del Partito democratico, gli ha rubato la ribalta mediatica, sabato scorso, a piazza Santi Apostoli. E ha dettato la linea – con Matteo Renzi giammai – nonostante Pisapia abbia fatto di tutto per non arrivare già a una conclusione del processo di riunificazione a sinistra.

 

Il secondo, cioè D’Alema, ha anticipato quello che avverrà, anche se, pure in questo caso, Pisapia voleva stare bene attento a non dare nessun esito per scontato. “Alle elezioni andremo da soli”, ha dichiarato l’ex presidente del Consiglio ai giornalisti, sotto il palco dove Pisapia si affannava a non tranciare una linea di demarcazione netta tra il futuro soggetto politico della sinistra e il Partito democratico di Matteo Renzi.

 

Perciò, all’indomani della manifestazione di piazza Santi Apostoli, l’ex sindaco di Milano non ha potuto tracciare un bilancio positivo della sua prima grande iniziativa nazionale. E ora Pisapia si sta interrogando fino a dove arrivare. Se cioè andare avanti e proporsi veramente come il leader della sinistra che verrà. C’è chi non lo vuole (come Nicola Fratoianni o il duo Montanari-Falcone) e chi invece lo desidera come leader (Articolo 1, per esempio) purché non sia lui a dettare la linea.

 

Che fare, a questo punto? Gli uomini che stanno intorno a Pisapia lo spingono per andare avanti, anche perché per la maggior parte non hanno un posto in Parlamento e con Insieme, o come si chiamerà, potranno finalmente guadagnare un seggio. Ma non era esattamente questo l’obiettivo che si era prefissato Pisapia, il quale sperava, da una parte, di arginare Articolo 1, dall’altro di ottenere una risposta più positiva da Matteo Renzi.

 

E ora? L’idea di lasciar perdere, non tutto ma solo la sua personale corsa alla leadership, è frullata per la testa dell’ex sindaco di Milano. Il quale però si è reso anche conto di essersi spinto ormai troppo avanti. Sfilarsi, a questo punto, non gli farebbe fare una bella figura.

 

E allora? E allora Pisapia tenta di lasciarsi un margine di manovra rispetto a Bersani o a D’Alema. Non a caso sta mandando segnali a Renzi: vediamoci per concordare insieme un candidato da proporre alle elezioni regionali di novembre in Sicilia. L’ex sindaco, che gode di buona stampa, sta riuscendo a ottenere una serie di articoli in cui si ipotizza la prossima intesa tra lui e il segretario del Partito democratico. Ma, almeno al momento, Renzi non sembra troppi interessato.

 

Il segretario del Pd, che è un pragmatico, vuole prima vedere se i sondaggi che riguardano la nuova formazione politica di sinistra vagheggiata da Pisapia si sgonfiano oppure no. Al Nazareno, per la verità, sono già convinti che andrà a finire così. Ma Renzi, che non vuole dare niente per scontato, aspetta di capire quale futuro possa avere l’ex sindaco di Milano. Secondo lui non un grande futuro, ma meglio aspettare di vedere quale sarà la situazione a bocce ferme. Senza, però, concedere nulla a Pisapia. Il quale, alla fine, sarà costretto a decidere di imbarcarsi in un’avventura politica con Bersani e D’Alema, correndo il rischio, se va male, di tagliare per sempre (per quanto possa valere questa parola in politica) i ponti con Renzi.