Roberto Calderoli (foto LaPresse)

Legge elettorale, la Lega dice sì alla proposta del Pd

David Allegranti

Parla Roberto Calderoli: “E’ un punto di partenza e di arrivo, votiamola e andiamo alle urne in autunno”

Roma. La Lega è disponibile a votare la proposta di legge elettorale avanzata dal Pd: 303 deputati eletti in collegi uninominali, altri 303 eletti con metodo proporzionale, ma senza meccanismo di scorporo, in circa 80 circoscrizioni. “Io credo – dice il vicepresidente del Senato Roberto Calderoli al Foglio – che si siano persi clamorosamente quattro o cinque mesi rispetto a ciò che è accaduto dopo il referendum. Il tema della legge elettorale andava affrontato prima. Sono convinto però che la proposta del Pd è un punto di partenza concreto, ma anche di arrivo”.

     

Quindi, senatore Calderoli, la voterete? “Siamo disponibili a votarla, perché è rispettosa delle indicazioni della Consulta. E’ l’unica modalità che offre un equilibrio fra maggioritario e proporzionale”. Renzi ha indicato tempi precisi: in aula il 29 maggio, approvata i primi di giugno. “I tempi devono essere più stretti possibile, per tornare subito al voto; basta con i governi eletti da nessuno. Però prima di far abortire questa proposta, io resterei sui tempi che servono, necessari per votare al massimo nell’ottobre 2017. Settembre mi sembra poco realizzabile, in termini tecnici, per la definizione dei collegi, conseguente all’approvazione di questa legge. Il Parlamento deve lavorare perché possa essere questo l’obiettivo”. Insomma “ora o mai più. In caso contrario teniamoci questa legge, il Consultellum, però si vada alle urne a giugno, così la legge di stabilità la vota un governo nuovo”. Secondo Calderoli, nessun accordo è possibile con i Cinque stelle. “Su questa legge, che non li favorisce, come però su qualsiasi altra cosa al mondo. Tutte le volte arrivano fino a tre quarti della discussione, poi mollano. Io non li considero interlocutori attendibili, né per quello che dicono, né per quello che fanno. Prima dicevano che andava bene il Mattarellum, poi ci hanno ripensato; a furia di ripensamenti, però, il paese va avanti lo stesso”. Insomma, dice Calderoli: “I numeri per farla passare alla Camera ci sono già; i numeri in Senato ragionevolmente ci sono per votarla in Commissione, mentre si sta lavorando perché gli stessi numeri si trovino poi in Aula. Io al Senato ci sto lavorando. E un po’ di ‘influenzina’ per fermare o mandare avanti una cosa ce l’ho. Sono convinto che altre forze politiche vi possono aderire, ponendo magari sul piatto delle condizioni o delle osservazioni. La rigidità non fa mai bene, e credo che con un minimo di flessibilità rispetto al testo base ci potremmo portare dietro almeno un altro gruppo. A quel punto ci numeri ci sarebbero alla grande. Non penso però ai transfughi, al Gruppo misto: io vorrei uno schieramento politico vero. Quindi Lega, Pd e chi ci ama ci segua. Io sto pasturando – dice Calderoli sorridendo – e vedo che i pesciolini stanno venendo in superficie”. Insomma, è la volta buona? “Ora o mai più”. Bersani, intanto, ha stroncato il testo avanzato dal Pd. “Questa proposta – ha detto l’ex segretario dei Democratici – non c’entra un bel nulla con il Mattarellum. Qui c’è una scheda sola, non due. Qui si allude non certo alla coalizione ma piuttosto a confuse accozzaglie a fini elettorali fra forze che il giorno dopo riprendono la loro strada (guardare la scheda per credere). Qui peraltro non si garantisce la governabilità, si lede la rappresentanza e si abbonda nei nominati. Insomma, siamo di nuovo all’eccezionalismo italico, siamo all’ennesima e pasticciata invenzione dell’ultima ora”. Calderoli capisce le motivazioni di Bersani, ma dice che non c’è più tempo da perdere: “Al posto suo la proposta del Pd non potrebbe starmi bene. Ma non si può accontentare tutti”.

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  • David Allegranti
  • David Allegranti, fiorentino, 1984. Al Foglio si occupa di politica. In redazione dal 2016. È diventato giornalista professionista al Corriere Fiorentino. Ha scritto per Vanity Fair e per Panorama. Ha lavorato in tv, a Gazebo (RaiTre) e La Gabbia (La7). Ha scritto cinque libri: Matteo Renzi, il rottamatore del Pd (2011, Vallecchi), The Boy (2014, Marsilio), Siena Brucia (2015, Laterza), Matteo Le Pen (2016, Fandango), Come si diventa leghisti (2019, Utet). Interista. Premio Ghinetti giovani 2012. Nel 2020 ha vinto il premio Biagio Agnes categoria Under 40. Su Twitter è @davidallegranti.