Daniele Lorenzini (a destra) e Roberto Bargilli (foto laPresse)

Gli stracci di Rignano

David Allegranti

Il sindaco Lorenzini è fuori dal Pd. Il partito sceglierà un altro candidato per le amministrative

Roma. È rottura, definitiva, fra il (non più) renziano Daniele Lorenzini, sindaco di Rignano sull’Arno, terra natia del renzismo, e il Pd di Tiziano Renzi, babbo dell’ex premier. Da tempo i rapporti non andavano bene, e per molti motivi. Dalla scissione del Pd, che secondo il sindaco è stata gestita male, alla vicenda Consip.

 

Lorenzini aveva detto al Foglio di essersi “rotto i coglioni di questo partito” e aveva annunciato l’intenzione di correre alle amministrative senza il simbolo del Pd. Intenzione che aveva mandato i vertici locali del Pd su tutte le furie, a partire naturalmente da Tiziano Renzi, che dopo lo scoppio del caso Consip si era (nuovamente) autosospeso dalla guida del Pd. Martedì sera si è tenuta un’assemblea di partito molto tesa. Toni duri nei confronti del sindaco Lorenzini, e pensare che nemmeno due mesi fa era stato confermato per acclamazione come candidato alle amministrative dai militanti rignanesi. I vertici del Pd hanno chiesto a Lorenzini, che è anche il medico del paese, di accettare alcune condizioni: il simbolo del Pd sulla lista, una lista di nomi bloccata, l’obbligo di recuperare la fiducia dell’assemblea del Pd, la garanzia di restare sindaco per cinque anni. Lorenzini non ha accettato queste condizioni.

 

“Sono fuori dal Pd”, ha detto il sindaco-medico, che potrebbe comunque correre da solo, anche senza il sostegno del Pd. Scioglierà la riserva nelle prossime ore. Il partito di Renzi invece presenterà un suo candidato. Il Pd, spiega Antonio Ermini, vicesegretario facente funzione, “sta valutando una rosa di candidati da proporre: tra questi c’è anche l’ottico Giampaolo Maremmi, già sindaco di Rignano dal 1975 al 1980”. Insomma, il nuovo che è avanzato. E Renzi senior che farà? “Tiziano Renzi non intende ‘rientrare in carica’ dall’autosospensione da segretario del Pd di Rignano, né candidarsi alle elezioni comunali di primavera o ad altre cariche di partito. Alla fine del congresso resterà un semplice militante”.

  • David Allegranti
  • David Allegranti, fiorentino, 1984. Al Foglio si occupa di politica. In redazione dal 2016. È diventato giornalista professionista al Corriere Fiorentino. Ha scritto per Vanity Fair e per Panorama. Ha lavorato in tv, a Gazebo (RaiTre) e La Gabbia (La7). Ha scritto cinque libri: Matteo Renzi, il rottamatore del Pd (2011, Vallecchi), The Boy (2014, Marsilio), Siena Brucia (2015, Laterza), Matteo Le Pen (2016, Fandango), Come si diventa leghisti (2019, Utet). Interista. Premio Ghinetti giovani 2012. Nel 2020 ha vinto il premio Biagio Agnes categoria Under 40. Su Twitter è @davidallegranti.