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Caso Consip, cosa aspetta Orlando a mandare gli ispettori alla procura di Napoli?

Redazione

“L'errore” del capitano del Noe e l'accusa di Luciano Violante: “Un ufficiale dei carabinieri non decide autonomamente di commettere un reato così grave. Qualcuno glielo ha chiesto”

"Cosa aspetta il ministro della giustizia, Andrea Orlando, a mandare un pool di ispettori alla procura di Napoli per verificare se a Napoli è stato solo un colpetto di sole o è stato invece un mezzo colpetto di stato?", si chiede oggi il direttore Claudio Cerasa su queste colonne. Lunedì infatti l'analisi dei nastri disposta dal procuratore di Roma Giuseppe Pignatone aveva dimostrato che l'intercettazione ambientale utilizzata dall'accusa per dimostrare il rapporto di conoscenza tra Alfredo Romeo, l'imprenditore attualmente in prigione per corruzione, e Tiziano Renzi, è stata falsificata da un capitano del Nucleo operativo ecologico dei Carabinieri, Gianpaolo Scarfato (che ora è indagato per falso).

 

E un pool di ispettori servirebbe davvero per controllare quanto accaduto nelle indagini del caso Consip. Perché, come ha dichiarato l'ex presidente della Camera Luciano Violante in un'intervista al Corriere Fiorentino, "un ufficiale dei carabinieri non decide autonomamente di commettere uno dei più gravi reati che possano essere commessi da chi appartiene alla polizia giudiziaria. Qualcuno glielo ha chiesto, allo scopo di danneggiare l'ex presidente del Consiglio. Se qualche appartenente a un prestigioso corpo militare, entra con la frode nella lotta politica, tradisce la Repubblica e il corpo cui appartiene".

Una manipolazione delle intercettazioni resa ancora più grave dal clima politico ormai instauratosi in Italia a causa di "un mondo politico che usa troppo le inchieste per animare conflitti interni e la delegittimazione dell'avversario", continua Violante. L'ex magistrato però allontana i paragoni di chi vede nel caso Consip una riproposizione di quanto accaduto con Silvio Berlusconi, poiché "a quanto ne so io, non c'è stato né pilotaggio delle indagini né falsificazione delle prove".

 

Per uscire da questo vortice di delegittimazione secondo Violante sarebbe necessario smettere di utilizzare "la giustizia nella lotta politica" e "rompere il rapporto scorretto tra mezzi di comunicazione e ambienti giudiziari", perché "c'è un intreccio inquietante tra certi giornalisti e certi pubblici ministeri e organi inquirenti".

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