Beppe Grillo (foto LaPresse)

Le Indovinarie M5s

Luciano Capone

“Al minimo dubbio nessun dubbio”. Il dogma di Grillo per eliminare i candidati scelti e metterci suoi

Roma. Visto l’andazzo, più che “Comunarie” bisognerebbe chiamarle “Indovinarie”. Perché le primarie grilline non servono a scegliere il candidato sindaco del Movimento 5 stelle, ma a indovinare quello prescelto da Beppe Grillo. E a Genova, a quanto pare, i militanti grillini hanno sbagliato. “In qualità di garante del M5s ho deciso di non concedere l’utilizzo del simbolo alla lista di Genova con candidata sindaco Marika Cassimatis” ha scritto Grillo sul suo blog con un post firmato. Il motivo è che la vincitrice a sorpresa delle primarie avrebbe “ripetutamente danneggiato l’immagine del MoVimento 5 stelle”. Le accuse sono vaghe e non documentate, ma senza appello (“Questa decisione è irrevocabile”) perché si basano sulle sensazioni del Capo politico: “Vi chiedo di fidarvi di me”. D’altronde per giustificare una decisione del genere Beppe Grillo richiama un hadith del profeta del M5s, Gianroberto Casaleggio: “Al minimo dubbio nessun dubbio”. Si tratta dello stesso principio per la pulizia interna del partito adottato in maniera più radicale da Beppe Stalin.

 

A Genova il prescelto era Luca Pirondini – fedelissimo della capogruppo in regione Alice Salvatore, a sua volta vicina al vertice della piramide – e per blindare la sua candidatura la Casaleggio aveva imposto un nuovo regolamento per le Comunarie, il “Metodo Genova”: “L’obiettivo non è soltanto limitare/eliminare le correnti interne, ma anche garantire una selezione imparziale e meritocratica”. Nonostante il regolamento cucito su misura per Pirondini, la Cassimatis ha vinto per una ventina di voti e così Grillo ha scelto un altro metodo per “eliminare le correnti”: l’espulsione di chi ha vinto democraticamente. Abbandonato l’innovativo “metodo Genova”, il leader supremo ha chiesto agli iscritti di tutta Italia (non solo di Genova) di scegliere in giornata se candidare lo sconfitto o non presentare la lista: democrazia per direttissima. Ma quello di Genova è solo l’ultimo caso di primarie farsa.

 

Pochi giorni fa si è ritirata per “sopraggiunti impegni personali” Doride Falduto, che era stata eletta come candidata sindaco del M5s a Monza, una città di 122 mila abitanti, con appena 20 voti. La vicenda brianzola ricorda molto da vicino quanto è già accaduto lo scorso anno nella vicina Milano, quando Patrizia Bedori dopo aver vinto le primarie con appena 74 preferenze fu costretta a fare “un passo di lato” su pressione di Grillo e Casaleggio. In entrambi i casi gli attivisti grillini non hanno indovinato il candidato giusto: a Milano Grillo cambiò metodo di selezione, a Monza non si sa ancora cosa fare. A Bologna, per evitare di indurre in errore ancora una volta i militanti, Grillo decise di non fare le primarie imponendo la candidatura di Massimo Bugani, fedelissimo della Casaleggio Associati e membro del triumvirato che gestisce Rousseau, la piattaforma che dirige la democrazia grillina. Oltre all’eterodirezione, una delle caratteristiche delle Indovinarie del M5s è la scarsa partecipazione: a Frosinone ha vinto Christian Bellincampi con 18 voti, a Cuneo Manuele Isoardi con 19 voti, a La Spezia Donatella Del Turco con 29 voti, a Lecce Fabio Valente con 31 voti, a Palermo Ugo Forello con 357 voti (in una città di oltre 650 mila abitanti).

 

Il controllo assoluto del Sacro Blog e la scarsa autonomia e partecipazione democratica creano forti tensioni a livello locale. A parte le numerose espulsioni di consiglieri e sindaci (Pizzarotti a Parma è il caso più noto), in molte città importanti il M5s non è riuscito neppure a presentare una lista (Salerno, Latina, Caserta, Rimini e Ravenna). E pensare che il post fondativo del M5s, il “Comunicato politico numero uno” del febbraio 2008, diceva: “La democrazia può partire solo dal basso. Il nuovo Rinascimento avrà origine nei Comuni”.  Nel comunicato erano delineati due princìpi fondamentali del grillismo: democrazia dal basso e autonomia dei territori. Quel M5s, se mai è esistito, non c’è più. Ora si fanno le Indovinarie.

  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali