Il riflesso grillino di Renzi: "Se mio padre ha sbagliato, pena doppia"
L'ex premier, ospite di Otto e mezzo, parla dell'inchiesta che vede coinvolto il genitore e il ministro Lotti. E a Beppe Grillo risponde: "Io ho fedina penale diversa"
Entrambi a Roma, entrambi a farsi "interrogare". L'uno, Tiziano Renzi, dai magistrati che indagano nell'ambito dell'inchiesta sugli appalti Consip e sull'imprenditore Alfredo Romeo. L'altro, Matteo Renzi, nello studio di Otto e mezzo. Ed è lui, il figlio, ad emettere una sentenza senza appello: "Se c'è un parente di un politico indagato, in passato si pensava a trovare le soluzioni per scantonare il problema ed evitare i processi. Io sono fatto in un altro modo: per me i cittadini sono tutti uguali. Se mio padre secondo i magistrati ha commesso qualcosa, mi auguro che si faccia il processo in tempi rapidi. E se è davvero colpevole deve essere condannato di più degli altri per dare un segnale, con una pena doppia".
Un riflesso grillino che cancella in un sol colpo anni e anni di cultura garantista. Ma forse è solo una sbandata perché subito dopo Renzi aggiunge: "Se ci sono ricatti si va dai magistrati. Se ci sono ricatti e reati, se ci sono tangenti c'è il dovere di fare i processi. Noi siamo persone perbene, non abbiamo paura dei processi. C'è un disegno evidente in queste ore di tentare di mettere insieme cose vecchie di mesi".
Anche per questo l'ex premier è assolutamente convinto che il ministro Luca Lotti (anche lui coinvolto nella vicenda) "non deve assolutamente dimettersi. Lo conosco da anni e la sua famiglia deve sapere di avere in casa una persona estremamente onesta. Non accetto processi sommari. Sono pronto a scommettere che Lotti e Del Sette non hanno commesso il reato". "Io - assicura - sto dalla parte dei magistrati anche quando c'è di mezzo mio padre. Ma i processi si fanno nei
tribunali e non sui giornali".
Poi dopo aver parlato del caso Verdini ("vale il principio della Costituzione, se la condanna sarà confermata cambierà molto del
destino politico e personale di Verdini. Ma se non c'era Verdini non passavano i diritti civili") ammette che, sulla scia del caso Consip, "sono stato molto tentato dal mollare tutto. Quando vedo che si vuole parlare di tutto, tranne che dei problemi delle persone, mi viene voglia di rilanciare ancora più forte".
Ma poi il gillino che è in lui riemerge e replicando a Beppe Grillo che lo attacca chiedendo un passo indietro suo e del ministro Lotti conclude: "Non sto in un partito guidato da un pregiudicato, io ai miei principi ci tengo. Io ho una fedina penale diversa da Beppe Grillo".