Matteo Renzi Incontra Carlo Smuraglia per discutere sul referendum costituzionale (foto LaPresse)

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La Consulta rinvia sull'Italicum e Renzi ha un'idea per coccolare la minoranza

Redazione
Le preoccupazioni della minoranza Pd in caso di vittoria del No, i sondaggi poco confortanti che contrastano con la ripresa di Renzi e l'elettorato di Forza Italia sensibile alle ragioni del referendum.

La minoranza del Pd è preoccupata delle conseguenze della decisione di votare No. Soprattutto i quarantenni, i parlamentari di prima nomina che vorrebbero tornare sui loro scranni anche nella prossima legislatura, temono che quel voto sia dirompente. Tanto più se dovesse vincere il Sì. Così, stanno cercando di avere degli abboccamenti con gli esponenti della maggioranza del partito per convincerli a mettere mano all’Italicum prima del referendum. Si racconta, però, che Renzi su questo fronte sia molto intransigente. Il premier non nessuna intenzione di infilarsi in un tunnel del quale non si vede l’uscita. La scelta della Consulta, comunicata ieri, di rinviare a data da destinarsi la sentenza sull’Italicum potrebbe permettere a Renzi di studiare una mossa interlocutoria per costringere la minoranza del Pd a scoprire le carte. L’idea del premier è votare in direzione un documento per aprire formalmente (non sostanzialmente) una serie di consultazioni per rinnovare l’Italicum. Basterà per convincere la minoranza del Pd a fare un passo di lato?

 

Ci sono sondaggi riservati che preoccupano il Pd. Stando a queste rilevazioni, nel Lazio, in Sicilia, in Puglia e persino nella Campania del governatore Enzo De Luca, il Sì non sfonda. Nel centro-sud c’è scarso interesse per il referendum e l’elettorato in quelle regioni è orientato almeno al momento a votare contro la riforma costituzionale di Maria Elena Boschi, per mandare un segnale contro il governo. La situazione è diversa in Lombardia, dove i Sì sono prevalenti e dove anche la metà dell’elettorato di Forza Italia è convinta di votare a favore della riforma. E a proposito dell’elettorato di Forza Italia, stando sempre ai sondaggi, questo è (oltre a quello del Pd) il più disposto a votare Sì al referendum.

 

I dati non molto confortanti che emergono dalle diverse rilevazioni sul referendum contrastano però con il trend nettamente positivo del Pd e della fiducia nel premier. L’ultimo sondaggio riservato della Swg rivela che la fiducia in Renzi è aumentata in una settimana di un punto percentuale, toccando il 34 per cento. Ed è in crescita anche il Pd, che guadagna uno 0,5 per cento e raggiunge il 31,5, valore massimo raggiunto nei sondaggi da questo partito dalla fine del 2014. Continua il calo del Movimento 5 stelle, benché questa settimana la flessione sia inferiore rispetto a quella precedente. Il Movimento si attesta al 24,8 per cento.

 

L’elettorato di Forza Italia è sensibile alle ragioni della riforma. E lo stesso dicasi per l’elettorato moderato in genere che, quanto meno, non è pregiudizialmente ostile alle ragioni del Sì. Per questo motivo, il presidente del Consiglio si è sottoposto a un tour nelle “terre della moderazione”. E’ stato in Piemonte, con il viceministro del Nuovo centrodestra, Enrico Costa, e in Sicilia con il titolare del dicastero dell’Interno, Angelino Alfano. Motivare i propri non basta (anche se Renzi ha girato diverse feste dell’Unità e il ministro Boschi è andata a parlare in  quasi tutte) e pensare di convincere la sinistra a votare Sì appare impresa pressocché improba, benché a palazzo Chigi abbiano molto apprezzato le uscite favorevoli alla riforma dell’ex sindaco di Milano, Pisapia, e del primo cittadino di Cagliari, Zedda. Per questa ragione, ora l’attenzione del premier è tutta concentrata sui moderati.