Matteo Renzi (foto LaPresse)

C'è davvero stata #lasvoltabuona? Cosa ha fatto e cosa no Renzi in due anni e mezzo

Verifichiamo con un fact checking quali promesse fatte dal governo il 12 marzo 2014 sono state mantenute e quali no e gli effetti che le riforme hanno prodotto nel paese.

Il Governo nei giorni scorsi ha pubblicato 30 slide per dimostrare l’efficacia della propria azione politica. Il gioco è semplice: si prende un dato relativo al 2014, anno di insediamento, e lo si compara con il relativo livello attuale. C’è un po’ di tutto: dall’occupazione, agli accessi ai musei, alla banda larga, fino agli investimenti esteri. Ma altre slide sono ancora più interessanti, quelle delle promesse che il premier annunciò il 12 marzo 2014, nella roboante conferenza stampa che verrà ricordata - fra tutto il resto - per il bonus 80€ ai lavoratori dipendenti e per l’hashtag #lasvuoltabuona. Si trattava di annunci per i primi 100 giorni, verifichiamo con un fact checking quali sono stati mantenuti e gli effetti anche sui nostri giorni.

 

Iniziamo dalla slide numero 5. Primo obiettivo: recuperare 50 posizioni (dal 65° del 2014 al 15° nel 2018) nel “Doing Business Index”, del World Bank Group. Si tratta di un ranking in grado di misurare l’attrattività economica di un paese. Nel 2015 l’Italia si posizionò al 44esimo posto, recuperando ben 21 posizioni in un solo anno; nel 2016 tuttavia perde una posizione, peggiorando tutti i criteri al di fuori di un consistente passo in avanti sulla regolamentazione del mercato del lavoro (effetto Jobs Act?). Secondo il ranking, il nostro paese è affossato in particolare dal complicato accesso al credito, dalla pressione fiscale (137esimo posto su 189!) e dalla regolamentazione dei contratti. Lo spettro temporale è il 2018, oggi possiamo solo dire che con questo ritmo l’obiettivo del 15esimo posto non sarà raggiunto.

 



 

La seconda promessa è una nuova legge elettorale, quello che sarà l’Italicum. Nelle slide viene descritta, ancora sotto forma di disegno di legge approvato in prima lettura, con queste caratteristiche: “mai più larghe intese”, “chi vince governa 5 anni”, “stop ai ricatti dei micro-partiti” e “candidati legati al territorio”. Effettivamente i primi tre impegni vengono – potenzialmente, perché le regole non risolvono i problemi politici – mantenuti, grazie al ballottaggio e al premio alla lista; mentre, sul quarto punto potrebbero esserci dei dubbi, vista la scelta dei capilista bloccati. Ad ogni modo, la legge attende un giudizio di costituzionalità dalla Corte e sempre più spesso si parla di modifiche. Staremo a vedere.

 



 

Le slide successive riguardano invece la riforma della Costituzione, proprio quella oggi in attesa di referendum. Qui gli impegni furono l’abolizione del bicameralismo paritario, il taglio dei senatori, un procedimento legislativo più veloce, la riforma del Titolo V e l’abolizione del CNEL e delle province. Ci siamo, sempre che Renzi riesca a vincere il referendum in autunno.

 



 

Slide 15. Raffaele Cantone viene proposto come presidente della Autorità Nazionale Anticorruzione. Promessa mantenuta il mese successivo.

 



 

Andiamo avanti, passiamo alle auto blu. “Venghino signori venghino”, così parlò Matteo Renzi annunciando un’asta di 100 autoblu su Ebay. Risultati ad oggi? Grazie a questa ed aste successive Palazzo Chigi certifica 107 auto vendute e 857.508 euro di ricavi. Non solo: il 25 settembre 2014 la Ministra Madia ha emesso un decreto per tagliare le auto blu dedicate agli enti nazionali, imponendo un tetto massimo di 5 auto. Insomma: con tempi un po’ più lunghi del previsto, il risultato è raggiunto.

 



 

Altra slide, altra promessa: finalmente si tocca l’economia. Renzi promise lo sblocco “immediato e totale” del pagamento dei debiti della Pubblica Amministrazione, annunciando 68 miliardi di euro alle imprese entro luglio. Non tutti soldi stanziati da Renzi, anzi. Prima di tutto la cifra dei 68 miliardi non ha più riscontro nemmeno nelle comunicazioni del Governo (si parla invece di 56), in secondo luogo bisogna tenere conto dei 47,2 miliardi già stanziati dai Governi precedenti; il nuovo Esecutivo stanziò perciò soltanto 9,3 miliardi di fondi aggiuntivi. Nonostante ciò, la scadenza del pagamento totale alle imprese è prima passata da luglio a settembre, fino a far perdere le proprie tracce. Oggi la pagina del sito del Ministero dell’Economia dedicata al monitoraggio della restituzione dei debiti non è più aggiornata da luglio 2015. I dati di allora indicano come su 56 miliardi stanziati 44,6 sono stati resi disponibili e 38,6 effettivamente erogati ai creditori. Il Mef afferma quindi che “rispetto al picco del debito, stimato dalla Banca d'Italia a fine 2012 in circa 91 miliardi, risulterebbe assorbita dagli enti debitori una somma corrispondente a […] poco più della metà del debito complessivo”, precisando inoltre che oltre alle risorse aggiuntive stanziate dal Governo gli enti debitori hanno potuto fare fronte al debito anche con fondi propri. Il Ministero ha ormai aperto un nuovo fronte per affrontare il tema: la fatturazione elettronica entro 30 giorni. Ad oggi ad utilizzarla con frequenza sono il 35 per cento degli enti pubblici, per un pagamento medio entro 46 giorni. Renzi affermò in conferenza stampa che questo provvedimento è “fondamentale per dare un segnale che lo Stato rispetta i patti”. Nonostante ciò – anche per la mancata trasparenza – la promessa non è mantenuta.


 

Procediamo. “Rafforzare il fondo di garanzia per il credito” per le PMI. In effetti il Ministero per lo Sviluppo Economico certifica che nel 2014 le domande di credito accolte sono aumentate dell’11,7 per cento rispetto all’anno precedente; pure i finanziamenti – pari a 8,4 miliardi – aumentarono di quasi il 20 per cento. Trend che si confermò anche nel 2015: +19 per cento di domande accolte e 10,2 miliardi di finanziamenti garantiti. Impegno mantenuto.

 



 

Passiamo ora a edilizia scolastica e tutela del territorio. Renzi promise 3,5 miliardi di euro per la prima e 1,5 per la seconda. Per l’edilizia scolastica – fra risorse fresche e sblocco di fondi già stanziati – la struttura di missione della Presidenza del Consiglio certifica 4,2 miliardi di fondi mobilitati a maggio 2016, grazie ai vari progetti “Scuole Nuove”, “Scuole Belle”, “Scuole Sicure”, “Mutuo Bei”, “Fondo Kyoto”, “Sblocca Scuole”, l’intervento della “Buona Scuola” ed i finanziamenti dei Fonti Strutturali Europei. Sulla tutela del territorio invece dalla nascita della struttura di missione competente sono stati sbloccati 642 cantieri in tutto il territorio per 1,07 miliardi di euro spesi. Per quanto riguarda la prevenzione delle alluvioni nelle grandi città, con il Piano nazionale 2015-2020 contro il dissesto idrogeologico sono stati messi a disposizione 1,3 miliardi. Il tempo dirà come e quanti di questi fondi verranno spesi, per ora le premesse ci sono tutte: certo è che se ancora una volta i soldi non verranno effettivamente spesi la politica perderà definitivamente di credibilità su questo tema.

 



 

Inizia il capitolo tasse: -10 per cento delle aliquote Irap per le aziende e rimodulazione della tassazione sulle rendite finanziarie dal 20 al 26 per cento entro il primo maggio 2014. Promessa che fu apparentemente mantenuta con il decreto legge n. 66/2014, emanato ad aprile. Tuttavia il taglio Irap non diverrà mai realtà; nella legge di stabilità 2015 infatti la riduzione viene modificata nella forma ed applicata al solo lavoro a tempo indeterminato, una misura da 5 miliardi. Il taglio per il 2014 invece previsto dal decreto n. 66 non verrà mai applicato, facendo perdere 2 miliardi di sconto fiscale alle imprese. Impegno mantenuto a metà, con l’aggravio dell’incertezza fiscale per le imprese.

 



 

Slide 25: “-10% costo dell’energia per le PMI, entro il primo maggio 2014”. Ufficializzato con il decreto legge competitività, i cui decreti attuativi furono pubblicati solo a metà ottobre, diversi mesi in ritardo rispetto alla dead line. Si diffusero inoltre critiche per via della copertura: taglio – anche retroattivo – agli incentivi per le rinnovabili.

 



 

Arriva il pezzo forte. +1.000 euro netti all’anno a chi guadagna meno di 1.500 € al mese. Tutti sappiamo come è andata a finire: impegno mantenuto e apprezzato.

 



 

Slide 28. Il programma europeo Garanzia Giovani, rivolto ai giovani che non lavorano e non studiano (i Neet), partì ufficialmente l’1 maggio 2014, come annunciato da Renzi. Il miliardo e mezzo di copertura sono fondi europei. Tuttavia i risultati non saranno esaltanti: oggi – a più di due anni dal lancio – i giovani registrati al portale sono 1.118.253, quelli presi a carico 742.351 e 375.528 coloro a cui è stata offerta almeno una misura di formazione e lavoro (dati aggiornati al 4 agosto 2016). Soltanto 1 su 3.

 



 

Renzi non lasciò a bocca asciutta nemmeno la ricerca. Anzi, annunciò il raddoppio del credito d’imposta per giovani ricercatori, misura che dovrebbe portare a “100.000 occupati” aggiuntivi nel settore entro il 2018. La misura fu prevista in legge di stabilità ed a maggio 2015 finalmente arrivò il decreto attuativo. Ma le conseguenze sull’occupazione non sono ancora verificabili: nel 2013 si trattava del 3,9 per cento degli occupati. Vedremo.

 



 

Ed infine il Jobs Act, con la “semplificazione dell’apprendistato”, un “nuovo codice del lavoro in 6 mesi” e la “tutela delle donne in maternità”. Provvedimento approvato sotto forma di legge delega il 10 dicembre 2014.

 



 

Insomma, se è possibile tentare un bilancio bisognerebbe affermare che i capisaldi di quella conferenza stampa sono stati realmente rispettati e implementati nelle politiche pubbliche del governo. Se qualcosa si è perso per strada, oltre a diversi termini temporali non rispettati, è semmai la spinta propulsiva e propositiva dell’esecutivo. E per ritrovarla non basteranno delle slide.

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