Virginia Raggi (foto LaPresse)

Salvate il soldato Raggi (e i romani)

Redazione

Inchieste fumose, direttòri e ulema del grillismo? Almeno oggi, forza Virginia!

Si prenda l’inchiesta giudiziaria che coinvolge l’assessore all’Ambiente di Roma, Paola Muraro. Può un assessore dimettersi per il solo fatto che l’istituto processuale italiano prevede l’informazione di garanzia? Assimilare tale informazione – sia avviso di garanzia o sia articolo 335 – a una condanna già decisa è segno dell’imbarbarimento dei tempi, imbarbarimento cui sarebbe bene – ancora una volta – resistere.

 

Quanto al merito delle accuse, le indagini dovranno pure fare il loro corso, ma al momento non si vede lo scandalo o il reato nel fatto che una “monnezzara” (cit.), o meglio un esperta di gestione dei rifiuti, telefoni o mostri dimestichezza con “persone appartenenti alle società di Manlio Cerroni” che si occupa di discariche. Siamo alle solite, anche qui: il Corriere della Sera sguinzaglia i suoi segugi e il massimo che riesce a fare, per ora, è un titolo con dubbie virgolette: “Ecco il legame con il ras dei rifiuti”. In materia, poi, c’è per una volta da fidarsi di Marco Travaglio, direttore del Fatto quotidiano che in genere veste i panni dell’accusa nel processo mediatico: perfino lui in questo caso parla di “inchiesta tutt’altro che infamante”, “non roba da dimissioni”.

 

Stavolta poi, nella vicenda Roma, il grottesco straripa, un po’ come i rifiuti dai cassonetti. Gli editorialisti dei nostri giornaloni d’establishment, da Mauro Magatti e Sergio Rizzo sul Corriere della Sera, passando per Massimo Giannini e Liana Milella su Repubblica, cannoneggiano da giorni contro il sindaco in carica, Virginia Raggi, accusandola non tanto di malgoverno ma di tradimento delle magnifiche sorti e progressive del grillismo. Sono i nuovi ulema del Verbo dello scomparso Gianroberto Casaleggio: parlano di “intuizione” geniale ma poi corrotta, di “promessa” luminosa ma non rispettata, eccetera. Scaricano Raggi per non scaricare il grillismo che hanno covato per anni, senza ammettere che la grammatica stessa del grillismo in purezza è incompatibile con la grammatica di governo.

 

Così facendo, i nostri intellettuali spingono la Raggi a compiere un’ennesima aberrazione: la inducono a sottomettersi a direttòri vari, a streaming mancati, a commissariamenti multiformi che arrivino da Genova o da Milano, sottraendola all’unico confronto istituzionalmente corretto e legittimo, quello con il Consiglio comunale e con gli elettori. Di fronte a tutto ciò, perfino a noi che la favola grillina abbiamo tentato di falsificarla dall’origine, non resta che dire: salvate il soldato Raggi e i poveri romani!

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