Sumaya Abdel Qader, candidata del Pd a Milano

I Fratelli musulmani non sono lontani. L'islam politico agita le elezioni a Milano

Luciano Capone
Tutte le incongruenze di Sumaya Abdel Qader, candidata del Pd nella capitale lombarda, che ha sempre smentito i legami con l’organizzazione persino in Arabia Saudita. Il marito Kabakebbji a convegno con i capi della Fratellanza, il ruolo di Piccardo nella difesa dell’imam estremista Tareq Al-Suwaidan.

Il Foglio aveva parlato di Sumaya Abdel Qader, candidata al consiglio comunale di Milano nelle liste del partito Democratico in appoggio a Beppe Sala, leader affermata della galassia Ucoii (l’unione delle comunità islamiche italiane) e del Caim (il Coordinamento delle associazioni islamiche di Milano), associazioni cresciute nell’alveo dei Fratelli Musulmani, l’organizzazione internazionale fautrice dell’islam politico e bandita in diversi paesi. La candidata, sociologa di origini giordano-palestinesi ma nata a Perugia, dopo le polemiche ha smentito la sua vicinanza all’organizzazione estremista nata in Egitto: “Non mi riconosco nei Fratelli Musulmani”, ha dichiarato, aggiungendo, lei che è responsabile culturale del Caim, che non le risulta che nella sua associazione ci siano persone vicine alla Fratellanza. Le cose non stanno proprio così.

 

Una figura importante nella candidatura e nella campagna elettorale di Sumaya è suo marito, Abdallah Kabakebbji: “Accettare questa sfida è stato un po’ come decidere di fare un figlio”, ha scritto l’uomo su Facebook dopo l’esplosione della polemica riguardo alcuni suoi commenti sullo stato di Israele. Libero ha infatti pubblicato un post di Kabakebbji su Facebook in cui scrive: “Israele non fa errori. Israele è un errore storico, politico, una truffa. In caso di errore che crea danno, sai cosa si fa a casa mia? Ctrl+Alt+Canc!”. L’uomo si è difeso dagli “attacchi di Libero” dicendo che le sue parole non volevano indicare la cancellazione dello stato di Israele, ma “l’avvio di una sessione di riassetto e controllo degli errori”. Sarà, anche se la giustificazione sembra un’arrampicata sugli specchi. La figura di Kabakebbji, oltre che per i suoi commenti su Israele, è rilevante in questa vicenda perché smentisce le affermazioni della moglie a proposito della vicinanza sua e della sua associazione, il Caim, alla Fratellanza musulmana.

 

Abdallah Kabakebbji infatti nell’agosto 2013, attraverso l’associazione “Libertà e democrazia per l’Egitto”, è stato uno degli organizzatori a Milano della manifestazione in sostegno a Mohamed Morsi, l’ex presidente dell’Egitto e leader  dei Fratelli Musulmani all’epoca da poco deposto. Negli stessi giorni collaborò per la tenuta di un convegno al Westin Palace, sempre nel capoluogo lombardo, al quale parteciparono Goma Amin, vice guida generale dei Fratelli Musulmani, e Mahmoud El Abiary, responsabile della Fratellanza in Europa. Difficile sostenere che nel Caim, di cui anche Kabakebbji come sua moglie Sumaya fa parte, non ci siano persone vicine ai Fratelli Musulmani perché il marito della candidata del Pd era seduto proprio a fianco a El Abiary e ne traduceva il pensiero (nei servizi di seguito del Fatto quotidiano e del tg de La7 è l’uomo in cravatta e camicia bianca). E su Facebook Kabakebbji definiva il numero 3 dei Fratelli Musulmani “fratello dr. Mahmud el Abiary”.

 



 

A sostegno della campagna elettorale di Sumaya Abdel Qader c’è anche Davide Piccardo, coordinatore del Caim, l’associazione di Sumaya e suo marito, che per il 3 giugno, due giorni prima delle elezioni, ha invitato per un convegno a Milano il controverso intellettuale svizzero Tariq Ramadan, nipote di Hasan al Banna, il fondatore dei Fratelli Musulmani. Piccardo, che è uno dei leader dei giovani musulmani italiani, nei giorni scorsi ha preso anche le difese dell’imam Tareq Al-Suwaidan, noto per le sue posizioni estremiste e antisemite e per questo bandito dagli Stati Uniti, dal Belgio e recentemente anche dall’Italia per decisione del ministro dell’Interno Angelino Alfano che tra le motivazioni ha indicato proprio la vicinanza dell’imam Suwaidan ai Fratelli Musulmani.

 

Ecco alcune delle tesi sostenute dall’imam difeso da Piccardo: “Tutte le madri della nazione islamica – non solo quelle palestinesi – dovrebbero nutrire i loro figli con l’odio verso gli Ebrei. Li Odiamo. Loro sono il nostro nemico. Dobbiamo instillare questo nelle anime dei nostri figli, finché una nuova generazione crescerà e li spazzerà via dalla faccia della Terra... Ciascuno di noi, uscendo da questa sala, dovrebbe pensare a un piano per annientare Israele”. Tuttavia per Piccardo l’imam kuwaitiano è un moderato: “Alfano vieta a Tareq Sweidan di entrare in Italia accusandolo di estremismo. Ho avuto il piacere di conoscere Tareq Sweidan e posso dire senza timore di smentita che non ha mai in nessun modo sostenuto posizione estremiste o violente, tutt’altro, è uno strenuo oppositore delle posizioni letteraliste e oscurantiste. Sweidan subisce questo ostracismo solo a causa delle sue posizione anti-sioniste a sostegno del popolo palestinese”.

 

Evidentemente Sumaya Abdel Qader non ha detto tutta la verità rispetto ai rapporti suoi e del Caim con i Fratelli Musulmani e forse è il caso che anche il Partito Democratico, se all’oscuro di tutto, chieda chiarezza alla sua candidata.

 

  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali