Da amico dell'imam antisemita a (quasi) candidato. Il Pd a Milano va nel caos su integralismo e islam politico

Cristina Giudici
Sameh Meligy. Egiziano, membro dell’Alleanza islamica d’Italia, si fa ritrarre con il kuwaitiano Tareq Suwaidan, noto per le sue posizioni integraliste e antisemite, cui è stato negato l'ingresso in Italia dal Viminale
Non bastavano i continui confronti, per usare un eufemismo, all’interno della segreteria del Partito democratico milanese sulla candidatura di due donne musulmane che rappresentano un ossimoro: Sumaya Abdel Qader – cresciuta all’interno dell’Ucoii, l’Unione delle comunità islamiche italiane, accusata di suoi detrattori essere il volto, seppur apparentemente più moderato,  dell’organizzazione fondamentalista dei Fratelli Musulmani – e la somala Maryan Ismail (suo fratello è stato ucciso l’anno scorso in un attentato a Mogadiscio dai jihadisti), che si batte contro l’integralismo e l’islam politico. Ora a mettere in imbarazzo il Pd meneghino è arrivata un’altra figura molto discussa: Sameh Meligy. Egiziano, membro dell’Alleanza islamica d’Italia (di cui il presidente dell’Ucoii Ezzedine Elzir è membro del Consiglio dei saggi), su Facebook usa un alias, Sam Aly, con cui ha postato i primi slogan elettorali per conquistare un seggio nel Consiglio di zona 4, a Milano. Post prematuri, se non sventurati, visto che il clamore per la sua aspirazione al Consiglio di zona 4 è stato tale da costringere ieri sera il Pd milanese a non accettare la sua candidatura. 

 

Sul suo profilo Facebook il giovane egiziano ha pubblicato una foto che lo ritrae con un predicatore noto per le sue posizioni integraliste e antisemite: il kuwaitiano Tareq Suwaidan, a cui è stato vietato l’ingresso nel nostro paese dal Viminale dopo la  denuncia della docente arabista Valentina Colombo. In un articolo sul giornale digitale bussola.net Valentina Colombo ha scritto lo scorso 4 aprile: “Nell’Enciclopedia illustrata degli ebrei, scritta e pubblicata da Suwaidan, l’autore ringrazia “Allah – Egli è l’Altissimo – che ci ha insegnato, guidato e rammentato la conoscenza del nostro nemico, ci ha avvertiti nei confronti degli ebrei e delle loro macchinazioni. Allah – Egli è il Potente – ha detto: ‘Voi vi accorgerete che i peggiori nemici sono gli ebrei e coloro che associano altri ad Allah’. Per questo motivo prego e mi affido all’Inviato di Allah che ha affrontato la malvagità e la perfidia degli ebrei e fu paziente, sopportò, ma infine fu costretto a combatterli e poi li espulse poiché non aveva altra possibilità”. La candidatura di Sameh Meligy (alias Sam Aly) ha sollevato un altro putiferio e anche il sospetto, più che fondato, sulla strategia dei militanti dell’islam politico: entrare nelle istituzioni per espandere la loro egemonia già molto radicata nella comunità musulmana. E dirigere, quando e  se si riuscirà a costruirne una, la prima moschea milanese, visto che ora l’Ucoii gestisce numerosi capannoni e centri culturali islamici, luoghi di culto informali. 

 

Sam Aly ha postato sul suo profilo online anche immagini a favore dell’Intifada egiziana subito dopo la cruenta battaglia al Cairo dopo la deposizione di Morsi nel luglio del 2013. Il suo fratello di fede è Usama el Santawy, 29 anni, laureato in Scienze politiche – anche lui, come Sumaya Abdel Qader, esponente di spicco della seconda generazione di immigrati. Santawy è il presidente della comunità islamica di Cinisello Balsamo, quella sorvegliata sin dalla formazione del Califfato per via dei sermoni contro l’occidente dei suoi imam. Nel 2014 Santawy ha rilasciato questa dichiarazione sul Califfato: “I musulmani vengono umiliati, quindi non ci si deve stupire se cinquanta italiani vanno a combattere nelle file della resistenza alle dittature sanguinarie”. Nel frattempo le polemiche per la candidatura di Sumaya Abdel Qader contrapposta a quella di Maryam Ismail non si placano. Al punto che Sumaya Abdel Qader ha scritto sul suo blog di non appartenere ai Fratelli musulmani, ma ha anche ammesso di essere stata dirigente per due anni del Fioe, la Federazione delle organizzazioni islamiche europee, benedetta dalla vice guida suprema dei Fratelli Musulmani, Ibrahim Munir. Di una cosa siamo certi: la commedia di un Pd diviso e confuso sulla questione islamica è solo al primo atto. 

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