Matteo Renzi al Senato, durante il voto su mozioni di sfiducia al governo (foto LaPresse)

Le opposizioni si mettano l'anima in pace: con o senza Renzi, lo scenario è cambiato

Mario Sechi
Riepiloghiamo. In 72 ore la coalizione anti-Renzi ha collezionato un flop al referendum e poi è colata a picco in Parlamento con 2 voti di sfiducia falliti. Grande strategia. La politica è come l’amore. Non basta dichiararlo, bisogna realizzarlo. Contano i fatti.

Riepiloghiamo. In 72 ore la coalizione anti-Renzi ha collezionato un flop al referendum e poi è colata a picco in Parlamento con 2 voti di sfiducia falliti. Grande strategia. La politica è come l’amore. Non basta dichiararlo, bisogna realizzarlo. Contano i fatti. Far cadere Renzi significa avere le idee chiare su cosa si fa prima, durante e dopo. Cosa che in questo momento nella variopinta opposizione non c’è. Probabilmente il voto delle amministrative per Renzi non sarà una festa (Roma, Napoli e la stessa Milano sono città in bilico per il Pd) e il referendum costituzionale sarà più combattuto di quanto si immagini (gli italiani sono irriformabili, chiacchierano molto leggono pochissimo) ma i fatti messi in fila dicono che il governo non ha nessuna alternativa e la costruzione di quest’ultima è un percorso lungo che richiede un cambio di sceneggiatura e personaggi.

 

E chi è al governo è vero che è al centro del Maelstrom, ma nello stesso tempo ha molti pulsanti da cliccare. Certo, in politica esistono anche gli sgretolamenti improvvisi, la magistratura in Italia ha già fatto cadere un bel po’ di governi e cambiato maggioranze, l’Anm e l’ala militante della magistratura hanno intenzioni bellicose, ma la realtà è che è cambiato lo scenario. Perfino una caduta di Renzi (che non è in agenda) non sortirebbe un ritorno all’indietro, si sono messi in moto processi di mutazione in Italia e in Europa. Brutti o belli, sono in corso.