Tribunale (foto LaPresse)

Tutti assolti al ministero. “La cricca non esiste”, la memoria dei giornali manettari neppure

Redazione

Assolti in primo grado funzionari e dirigenti del ministero della Politiche agricole accusati di pilotare appalti in cambio di regali e favori. “Il fatto non sussite”, ma c’è chi si è fatto 4 mesi in semi isolamento. Nel 2012 la notizia occupava le prime pagine, oggi sull’assoluzione poche righe a pagina 22.

“Tutti assolti, non c’era una cricca al ministero dell’Agricoltura”. La notizia occupa un piccolo box a pagina 22 di Repubblica (uno dei pochissimi giornali a riportarla), in basso. Tredici righe sormontate da un occhiello vago, “la sentenza”. La notizia è grossa, in realtà, almeno a vedere lo spazio che la stessa Repubblica – e non solo – dedicò all’inchiesta quando iniziarono le indagini dell'inchiesta nota come "Centurione", nel 2012, con titoli ben visibili sulle prime pagine. E dunque, si legge, “non esisteva una ‘cricca’ per gestire gli appalti al ministero delle Politiche agricole”. Il tribunale di Roma ieri ha infatti assolto “perché il fatto non sussiste” l’ex capo di gabinetto del ministero delle Politiche agricole ambientali e forestali Giuseppe Ambrosio e sette ex funzionari del Mipaaf, accusati nel 2012 di avere pilotato appalti per 32 milioni di euro in cambio di vacanze e regali.

 



 

Il pm aveva chiesto condanne dai 3 ai 9 anni, il giudice ha risposto che non esisteva nessun sistema per condizionare l’assegnazione di lavori e incarichi con fondi pubblici. Un altro castello accusatorio fondato sul nulla, ma che oltre allo sputtanamento delle persone coinvolte, allo spreco di titoli su cricche e “patto dei corrotti”, aveva anche portato l’ennesimo innocente in carcere. Tra gli assolti infatti c’è anche l’ex direttore di Buonitalia spa, Ludovico Gay, che dopo le accuse ha passato 120 giorni a Regina Coeli in stato di semi isolamento. Una notizia che – data l’eco mediatica che ebbe a suo tempo – avrebbe meritato più di poche righe a pagina 22. Ma nel paese in cui giudici e pm non pagano quasi mai per i loro errori, difficilmente qualche giornale scriverà “scusate, ci eravamo sbagliati a gettare tutto quel fango”.