Virginio Merola con Gianni Morandi (foto LaPresse)

Birra calda a Bologna e altre follie di dirigismo creativo nei comuni accaldati d'Italia

Luciano Capone
L'ordinanza del sindaco Merola vieta la vendita di bevande alcoliche fredde e impone la chiusura dei negozi alle 21. Il troppo sole porta al proibizionismo

Non si sa se complice un colpo di sole, ma a Bologna il comune ha deciso che per tutta l’estate ai minimarket sarà vietato vendere alcolici freschi. Solo birre calde. Il 9 luglio il sindaco del Pd Virginio Merola ha firmato un’“Ordinanza contigibile e urgente in materia di sicurezza urbana per contrastare l’abuso di alcol” che obbliga “gli esercizi di vicinato e i laboratori artigianali del settore alimentare del centro storico” a chiudere prima delle 21 e impone loro il “divieto di detenere bevande alcoliche di qualsiasi gradazione in qualunque sistema e/o apparecchio di refrigerazione presso i locali di esercizio delle attività allo scopo di venderle”. Chi sgarra, cioè si permetterà di spacciare birre fresche, sarà punito con una multa dai 300 ai 500 euro. I commercianti colpiti, in gran parte piccoli imprenditori stranieri, hanno risposto con una serrata e la consegna delle chiavi dei negozi all’assessore all’Economia.

 

Che il proibizionismo serva a poco è cosa nota (è evidente che la norma farà comparire ambulanti abusivi che vendono bibite ghiacciate), ma l’ordinanza di Bologna spicca per la sua illogicità visto che punisce solo i minimarket e i piccoli negozi di una specifica area, permettendo al contempo che supermercati e bar continuino a vendere alcolici freddi: chi ha pochi soldi non può comprare una birra a poco prezzo (nei bar costano circa il triplo che nei minimarket) e vengono puniti i piccoli negozi rispetto a quelli grandi (magari poi ci sarà anche chi protesterà contro il liberismo selvaggio della grande distribuzione che uccide i negozi di vicinato). L’ordinanza durerà fino al 15 ottobre, poi magari chissà in inverno, quando le birre a temperatura ambiente saranno bevibili, si imporrà l’obbligo di passarle prima nel microonde. Non si tratta del primo provvedimento del genere di Merola che, nella tradizione del “sindaco sceriffo” Sergio Cofferati, aveva già limitato la vendita di alcolici e gli orari di apertura, scatenando le proteste di negozianti e artigiani a cui è stato impedito di vendere crepes e bomboloni dopo le 23.

 

[**Video_box_2**]Ma quella delle ordinanze pazze non è una caratteristica bolognese, piuttosto un’abitudine o una patologia che colpisce i sindaci di tutta Italia e che si manifesta con particolare intensità e originalità nei mesi estivi. Famigerata quella con cui Giuliano Pisapia a Milano aveva proibito la vendita di gelati dopo la mezzanotte “per dissuadere la formazione di assembramenti notturni sui marciapiedi”. A Saluggia, in provincia di Vercelli, il sindaco ha proibito il tradizionale lancio del riso durante i matrimoni per non snaturare “il fine nutrizionale del prodotto”, consigliando invece “il getto di petali di rosa”. A Sanremo è vietato installare antenne paraboliche sui balconi, sedersi sulle scale e tuffarsi dagli scogli. A Volterra non si può concimare d’estate con il letame. A Capri è proibito usare zoccoli di legno. A Bari l’allora sindaco e oggi governatore della Puglia Michele Emiliano sancì il divieto di sostare in piazza “in gruppo superiore a cinque persone, con atteggiamento di sfida, presidio o di vedetta”. A Sorrento gli artisti di strada possono esibirsi solo in determinati orari, per un massimo di 15 minuti e poi devono spostarsi di almeno 200metri. Le ordinanze colpiscono gli aspetti più vari: la libertà di riunione, comportamenti individuali e alimentari, in alcuni casi anche le intenzioni, come le multe ai “soggetti che esercitano l’attività di meretricio su strada o che, per abbigliamento o modalità comportamentali manifestino l’intenzione di esercitare tale attività”. All’appello non mancano i sindaci leghisti con i loro divieti contro kebabbari, rom e omosessuali. “Ora mi aspetto idee creative sulla sicurezza da parte dei sindaci”, dichiarò nel 2008 l’allora ministro degli Interni Roberto Maroni quando presentò il pacchetto sicurezza che ampliava i poteri dei primi cittadini. Il problema con la creatività dei sindaci è che sopprime la libertà delle persone.

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  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali