Il primo ministro Matteo Renzi (foto LaPresse)

Renzi conferma il piano di 160 mila assunzioni nella scuola

Redazione
"Per la prima volta ci sono più soldi" per l'educazione, dice il premier a Radio 1. E assicura che "saranno distribuiti ai più bravi". Intanto, la Camera approva l'articolo 1 del ddl.

L'Aula di Montecitorio ha approvato stamattina l'articolo 1 della riforma della scuola proposta dal governo  con 243 "sì", 107 "no" e 1 astenuto.. La disposizione votata dai deputati riconosce l'autonomia degli istituti e gli obiettivi del ddl, così come previsto dal testo approvato in commissione cultura. In particolare, nel provvedimento votato oggi, si riconosce il coinvolgimento della comunità scolastica nella definizione del piano dell'offerta formativa e l'apprendimento per competenze.

 

Prima del voto era intervenuto alla radio anche il premier Matteo Renzi che nel corso di un'intervista a Radio 1 ha confermato l'intenzione dell'esecutivo di procedere a 160 mila nuove assunzioni nei prossimi anni. "Centomila quest'anno e sessanta mila con i concorsi nei prossimi anni", ha detto Renzi, specificando che "per tutti gli altri precari non può esserci altra forma di assunzione se non quella per via concorsuale". Sui fondi che il governo intende spendere sull'educazione, Renzi ha chiarito che il criterio di distribuzione seguirà il criterio del merito: "Per la prima volta ci sono più soldi per la scuola, ma non vogliamo darli non in modo indiscriminato. Certo, nessuno tocca gli stipendi ma se ci sono più soldi bisogna premiare chi è stato più bravo", ha spiegato il presidente del Consiglio.

 

[**Video_box_2**]A proposito dell'opposizione di migliaia di docenti al ddl presentato dal governo al Parlamento, Renzi ha espresso cautela, in particolare riguardo alle minacce di sciopero che, secondo i sindacati dei docenti, dovrebbe portare anche a un blocco degli scrutini (un'iniziativa peraltro già giudicata illegittima dal Garante per gli scioperi). Un rischio che però, secondo Renzi, è "un tema prematuro". "Io credo che la stragrande maggioranza degli insegnanti siano persone serie e perbene che non metterebbero a rischio i propri ragazzi e il lavoro svolto in un anno con il blocco degli scrutini, ha aggiunto il premier. La precettazione, poi, è una questione tecnica. Non mi pare questo il fatto principale", ha aggiunto il premier.