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Gli anni di guerra lasciano il segno su Zelensky. Ma anche su chi lo vede quasi morto

Adriano Sofri

Il leader ucraino ha perduto molto del sostegno di cui era stato investito all'inizio dell'invasione. I sondaggi dicono che oggi, se si potessero svolgere le elezioni, resterebbe in testa alle preferenze ma con il solo 20 per cento. Ma chi lo giudica un "dead man walking" non sta messo meglio

Leggo, e poi controllo – forse non è vero – che Michele Santoro ha detto nella trasmissione di Floris che “Zelensky è un morto che cammina”. Avevo pensato che forse non fosse vero, e poi avevo pensato che forse l’aveva detto per dare un allarme, per solidarizzare. L’ha detto con un gran compiacimento. Era contento di dirlo. Ieri ho letto – non ho avuto bisogno di controllare – che Sergej Viktorovicč Lavrov, il ministro degli esteri della Federazione russa, ha detto che Zelensky non ha altro interesse che prolungare il conflitto “per una questione di sopravvivenza politica, e forse anche fisica”. Molto più misurato di Santoro, la classe diplomatica non è acqua, ma il concetto è quello. 

Zelensky fu chiamato così, un morto che cammina, un dead man walking, fin dal 24 febbraio del 2022. Ha camminato così, da condannato a morte, per quasi quattro anni. Ha perduto molto del sostegno di cui era investito in quei primi giorni, i sondaggi dicono che oggi, se si potessero svolgere le elezioni, resterebbe in testa alle preferenze ma con il solo 20 per cento. Non è tanto, e del resto potrebbe anche rinunciare a candidarsi, e mirare solo ad assicurare la sopravvivenza politica, e forse fisica, del suo paese. Quattro anni così lasciano il segno. Riguardando Santoro e Lavrov, li ho trovati piuttosto appesantiti.

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