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Piccola Posta

Gli Anni Ottanta, contrasti e coincidenze, di Enrico Deaglio 

Adriano Sofri

Dall'assassinio di Dalla Chiesa all'assoluzione di Enzo Tortora a piazza Tiananmen. Si pensa ai decenni come se avessero una loro fisionomia d’assieme. Poi ci si affanna a contraddirla. I Settanta che non furono solo di piombo, il decennio successivo non fu solo da berci su

A volte invidio Enrico Deaglio, che come un monaco allo scrittoio compila il suo decennale e forse si fa silenzio attorno. E’ arrivato agli anni Ottanta, il terzo e penultimo volume del programma, “C’era una volta in Italia” – salva eccezione. Dei decennii ci si libera altrettanto bruscamente che degli anni, dopo le promesse e le illusioni degli inizi: guardate come sta andando col 2025, e com’è andata col fatidico nuovo millennio. Il testo di Bigazzi e Dati, "Cosa resterà di questi anni Ottanta”, li dava già per esauriti al festival di Sanremo del febbraio ’89, e mancava ancora qualche mese alla rivoluzione cinese della Tiananmen e al massacro di giugno, e altri mesi al novembre della caduta del muro di Berlino – cantava Raf, in classifica finale quindicesima, ma si vendette bene.

 

Le copertine sono memorabili. Quella dell’altr’anno, la camicia di Aldo Moro, un corpo del reato. Quella di quest’anno (con Felix Petruška), una coppia giovane, una donna e un uomo, che dormono sui sedili di un aereo o di un traghetto, le teste accostate. Dietro di loro si allontana la penisola, soprattutto le isole. Forse non dormono, tengono gli occhi chiusi per gioire meglio di quella vicinanza. Forse si sognano. Li riconoscete? Si pensa ai decennii come se avessero una loro fisionomia d’assieme. Poi ci si affanna a contraddirla. I Settanta che non furono solo di piombo, gli Ottanta non furono solo da berci su. Deaglio, e i suoi coautori, Ivan Carozzi, Sara Meloni…, hanno una sensibilità acuta per i dettagli, le coincidenze, i contrasti, le singolarità. E i paradossi. “Ma davvero un camorrista detenuto tiene in mano la Democrazia cristiana di Napoli e non solo? Ma davvero un materassaio di Arezzo governa il funzionamento dello Stato italiano? Ma davvero la Vergine Maria salva il Papa da morte sicura per mano di un terrorista turco in piazza San Pietro? Ma davvero un contadino analfabeta di Corleone scatena una guerra come in Italia non si era mai vista prima? Sì, tutto vero. E tutto succede nel fatidico 1981”.

 

Nell’estate del 1982, tre righe, la Cina raggiunge il miliardo di abitanti. Il 3 settembre vengono assassinati a Palermo il generale Dalla Chiesa, la sua giovane moglie Emanuela Setti Carraro, l’agente della scorta Domenico Russo. Dalla Chiesa aveva detto a Giorgio Bocca: “Io precauzioni non ne prendo”. (A volte andava in giro a Palermo guidando una Panda, che era nata nel 1980). Nel marzo era entrato in commercio il primo telefonino Motorola. Il terrorismo di sinistra si spegne, quello di destra fa le stragi, quello mafioso è imperterrito. Nel 1983 Bettino Craxi diventa presidente del Consiglio, e il Manifesto intitola: “Non moriremo democristiani” (Almeno questo è successo, a chi poi è morto, e ai prossimi). Rino Gaetano è morto nel 1981, Enrico Berlinguer nel 1984. Nel 1984 un tredicenne, Elon Musk, progetta e vende un videogame. A metà decennio esce Pertini, gli succede Cossiga, “un visionario, o davvero pazzo”? Nel 1986 Enzo Tortora è assolto per non aver commesso il fatto. Era stato incarcerato, condannato a dieci anni, aveva rinunciato alla carica di europarlamentare, aveva detto ai giudici: “Io sono innocente, spero dal profondo del cuore che lo siate anche voi”. In uno dei processi, si era trattato di un numero di telefono senza prefisso su un foglietto sequestrato al vice di Raffaele Cutolo, ma non si leggeva bene, se fosse Enzo Tortora o Tortona. Per 7 mesi nessuno se ne occupò. In udienza la difesa fece comparire un tale Enzo Tortona, di Salerno, che conosceva il camorrista e riconobbe il numero come suo. Il presidente, diffidente, gli chiese: “Scusi signor Tortona, lei che prova ci dà che questo è il suo numero?” La risposta: “Presidè, facit ‘o nummro!”

 

Nel 1987 una valigia con le rotelle e il manico estraibile, il trolley, segna la disoccupazione dei facchini e l’avvenire dei voli low-cost. Nel 1988, grazie ad Alberto Arbasino e a Beniamino Placido, la casalinga di Voghera (che all’origine era stata la grande Carolina Invernizio) diventa l’arbitra della programmazione televisiva, e delle vendite di wc-net e sgrassapiatti. Nel 1989 l’Italia si commuove sulla bambina Serena Cruz, un caso di indivisibilità di ragioni e torti, che anticipa i nostri giorni. Natalia Ginzburg gli dedica il suo ultimo libro, singolarmente combattivo. Nel 1989 il giovane in camicia bianca e due buste della spesa che ha fermato il tank sulla Tiananmen scompare senza che se ne sappia il nome. Nemmeno del soldato alla guida del tank, che l’ha fatto voltare a destra e a sinistra e non ha travolto il giovane – un coetaneo? – si saprà più. Il Pci di Occhetto per la prima volta parla chiaro, chiarissimo. L’Unità, diretta da D’Alema, intitola: “A Pechino un genocidio”. Nella vignetta Bobo tiene in braccio il corpo esanime di uno studente e dice: “Bel lavoro, ‘compagno’ Deng!” A novembre, all’indomani della caduta del Muro, Mstislav Rostropovich suona il violoncello in strada, al Checkpoint Charlie. Lo suonerà ancora, nel prossimo volume, nella rovina della biblioteca moresca di Sarajevo. Il vecchio Natta commentò, povero: “Ha vinto Hitler”. Anche quella fu un’anticipazione dei nostri giorni, ignobili. Sul Male, Vincino scrisse: “Mi stupisce solo che ci abbiano messo così tanto tempo”. Il giovane Cattelan inventa il gesto del cuore. Poi venti pagine fitte elencano le vittime: di terrorismi, soprattutto della cosiddetta “guerra di mafia” (con le fotografie uniche di Mauro Galligani), dei disastri colpevoli, dei sequestri... “Gli anni ottanta consegnano il quadro di un’Italia violentissima, senza paragoni con quanto era successo precedentemente e con altri paesi d’Europa”. 

(Enrico Deaglio, con Ivan Carozzi. “C’era una volta in Italia. Gli anni Ottanta”, pagg. 664, Feltrinelli, euro 39)

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